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La scultura nell'Antico Egitto rifletteva credenze religiose e pratiche funerarie, con tecniche che andavano dalla sbozzatura alla politura. Statue e ushabti avevano funzioni simboliche e pratiche, mentre i colossi esprimevano la grandezza faraonica.
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Gli scultori egizi seguivano un processo di scultura articolato in tre fasi: sbozzatura, rifinitura e politura
Gli scultori egizi utilizzavano strumenti come scalpelli in bronzo e mazzuoli di legno per lavorare la pietra
Gli artisti egizi seguivano una griglia quadrettata incisa sulla pietra per mantenere le proporzioni corrette durante il processo di scultura
La statuaria egizia aveva una funzione vitale nel garantire l'immortalità dell'anima e la continuità dell'essenza del defunto
Le statue dovevano ritrarre con precisione il defunto e portare inciso il suo nome per garantirne l'identificazione nell'aldilà
Le statue non erano ritratti realistici, ma rappresentazioni idealizzate che riflettevano lo status e il ruolo sociale del defunto
Nel Nuovo Regno, la scultura egizia subì un'evoluzione verso una maggiore espressività e realismo, come dimostrato dalle opere dell'artista di corte Thutmosi
Il busto di Nefertiti, opera di Thutmosi, è caratterizzato da una raffinatezza e un realismo senza precedenti, mentre le rappresentazioni di Akhenaton riflettono la sua visione teologica innovativa
Dopo la morte di Akhenaton, l'arte egizia ritornò ai canoni tradizionali, come dimostrato dalla Maschera funeraria di Tutankhamon
Le statuette funerarie, realizzate in materiali come terracotta, legno o pietra, avevano lo scopo di servire il defunto nell'oltretomba
I colossi, come quelli del Tempio di Amon a Abu Simbel, erano imponenti statue destinate a celebrare e perpetuare la grandezza del faraone
La Grande Sfinge di Giza, con il suo corpo di leone e testa umana, simboleggiava la potenza regale e la protezione divina