Il paesaggio lariano e la critica sociale in "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni
Il paesaggio lariano e Don Abbondio sono al centro de 'I Promessi Sposi' di Manzoni. Il romanzo inizia con una descrizione vivida del Lago di Como e delle sue montagne, introducendo poi il timoroso curato, simbolo di una società corrotta e senza difese. L'incontro con i bravi rivela la vulnerabilità degli onesti nell'Italia del Seicento.
Descrizione del paesaggio lariano e introduzione a Don Abbondio
"I Promessi Sposi", capolavoro di Alessandro Manzoni, inizia con una minuziosa descrizione del paesaggio lariano, che costituisce il contesto naturale e storico delle vicende umane del romanzo. Il primo capitolo ci presenta il Lago di Como, con le sue montagne che disegnano seni e golfi e l'Adda che ne esce per continuare il suo corso. Il Resegone, con i suoi picchi simili a denti di una sega, emerge come elemento distintivo del paesaggio. Manzoni illustra anche la costa, con i suoi campi coltivati, le vigne, le ville nobiliari e i casolari rurali, nonché il borgo di Lecco, che al tempo della narrazione era già un centro di una certa importanza, munito di un castello e presidiato da una guarnigione di soldati spagnoli. Questi ultimi sono descritti con una vena di ironia: pur essendo lontani dalla madrepatria, continuano a esercitare il loro potere in modo arbitrario, turbando la quiete del luogo, molestando donne e fanciulle e sottraendo il frutto del lavoro dei contadini durante la vendemmia.
L'entrata in scena di Don Abbondio e l'incipit della trama
La narrazione si sposta poi su Don Abbondio, il curato di uno dei paesi descritti, che viene introdotto mentre rientra da una passeggiata, assorto nella recita del suo breviario. La sua figura si inserisce armoniosamente nel contesto paesaggistico delineato, e la sua descrizione assume le tonalità di un'entrata in scena teatrale. Don Abbondio è ritratto come un uomo timoroso e prudente, che ha imparato a destreggiarsi in un'epoca in cui la legge non era garanzia di protezione per i pacifici e gli indifesi. La sua esistenza è scandita da abitudini e rituali quotidiani, come il camminare con lo sguardo basso e il gesto di scostare i sassi dal proprio cammino.
L'incontro con i bravi e la minaccia a Don Abbondio
Il ritorno serale di Don Abbondio viene bruscamente interrotto dall'apparizione di due bravi, figure emblematiche della violenza e dell'arbitrio. Questi emissari, accuratamente descritti nei loro abiti e atteggiamenti, intimano al curato di non procedere con le nozze tra Renzo e Lucia, minacciandolo a nome del loro padrone, il signor don Rodrigo. Questo episodio mette in luce la condizione di vulnerabilità e terrore in cui è costretto a vivere Don Abbondio, simbolo di una società in cui l'impunità è la norma e i deboli sono lasciati senza difese.
La critica sociale e la condizione umana in "I Promessi Sposi"
Attraverso la figura di Don Abbondio e l'episodio con i bravi, Manzoni non solo dà avvio alla trama del suo romanzo, ma pone le basi per una critica sociale incisiva. L'autore mette in luce l'inefficacia delle istituzioni e delle leggi dell'epoca, che lungi dal proteggere i cittadini onesti, spesso finiscono per aggravarne le sofferenze. La rappresentazione dei bravi e della loro condotta impunita riflette la corruzione e l'abuso di potere endemici nella società del Seicento, temi che sono al centro dell'opera manzoniana. La narrazione, pur ambientata nel XVII secolo, assume una dimensione universale, esplorando la condizione umana e le dinamiche di potere che si perpetuano nel corso della storia.
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