Politica interna, istituzioni e governo dell’impero
Dopo l’unificazione degli imperi arabo e bizantino e dei possedimenti della Chiesa, il potere di Carlo Magno era basato sia dalla volontà divina e sia dal consenso dei Franchi attraverso l’assemblea dei grandi del regno, egli si interessò alla riorganizzazione interna dell’Impero con la logica di attuare il sistema di governo già utilizzato nel regno franco e basato sul diritto e sulle regole della fede costruendo una politica omogenea.
La gestione del potere
Rispetto all’istituzione fondamentale dello stato carolingio, Carlo Magno era amministratore e legislatore dell’Impero, governando il popolo cristiano in nome di Dio e a lui spettava il diritto di vita o di morte dei suoi sudditi. I poteri dell’Imperatore non erano considerati dispotici ma come il risultato mediatico tra cielo e terra con l’obiettivo di guidare il popolo. Nonostante le decisioni spettavano a Carlo Magno, il governo centrale era costituito dal palatium; un complesso di collaboratori che seguivano il re in ogni spostamento costituito da laici ed ecclesiastici che lo sostenevano nell’amministrazione centrale.
La suddivisione dello Stato
La struttura dell’Impero comprendeva una divisione in 200 province governate da un conte, funzionario pubblico delegato dell’Imperatore, e un numero minore di diocesi con i vescovi e abati che esercitavano il potere. Al di sotto dei conti c’erano i vassalli, funzionari addetti a diversi uffici provenienti dai fedeli del re. Le grandi dimensioni dell’Impero necessitavano una suddivisione in senso gerarchico per garantire il controllo sullo Stato. L’imperatore deteneva il potere centrale e assicurava la difesa e la giustizia attraverso i suoi funzionari. I conti avevano un ruolo parzialmente autonomo nei territori mentre gli ecclesiastici, nominati direttamente dall’Imperatore, rappresentavano il vero ruolo intermediario tra governo e periferia.
Attività legislativa e monetazione
Gli ultimi anni del regno furono caratterizzati dall’attività legislativa e dalla politica interna con la stesura di “capitolari” riferiti a norme giuridiche, amministrative e riorganizzative dell’esercito oltre che etico-morali ed ecclesiastiche.In linea con le riforme attuate dal padre, Carlo Magno estese in tutto il regno un sistema basato sul monometallismo argenteo con un tasso fisso del conio del denaro d’argento. L’obiettivo era applicare il nuovo sistema nella maggior parte dell’Europa continentale e centralizzare la coniazione del denaro. Così non accadde a causa dell’estensione dell’Impero, della mancanza di una zecca centrale e dei troppi interessi legati al conio della moneta.
L’amministrazione della giustizia
Le leggi sulla giustizia vennero attuate attraverso il superamento del principio della personalità del diritto in cui ogni uomo veniva giudicato rispetto all’usanza del popolo. Furono promulgati numerosi capitolari con la finalità di integrare o sostituire le leggi nazionali preesistenti, correggere ciò che risultava dispersivo e confuso senza mai perdere di vista l’obiettivo di generare un fondamento spirituale al potere imperiale. Inoltre, le giurie vennero ricomposte comprendendo scabini e professionisti al posto dei giudici popolari e vennero standardizzate le procedure giudiziarie attraverso semplici modifiche eterogenee.
Successione
L’eredità di Carlo Magno venne suddivisa tra tutti i figli maschi, come da tradizione franca, attraverso un testamento politico “Divisio regnorum” il 6 febbraio dell’ 806. Questo documento legislativo stabiliva come il potere unico veniva suddiviso equamente in tre poteri. Al primogenito Carlo, era affidato il regnum francorum e alcune aree settentrionali della Borgogna e dell’Alemannia; identificate nella parte più importante dell’Impero. A Pipino spettò il Regno d’Italia, la Rezia, la Baviera e l’Alemannia meridionale. A Ludovico fu assegnata l’Aquitania, la Guascogna, la Settimania, la Provenza, la Marca di Spagna e la Borgogna meridionale. L’Istria e la Dalmazia non furono nominate in quanto regioni critiche a causa dei rapporti con Costantinopoli. Nell’810 morì improvvisamente Pipino e un anno dopo anche Carlo il Giovane, pertanto le volontà della “Divisio regnorum” persero ogni significato. L’unico erede superstite fu Ludovico il Pio, che venne nominato, nell’assemblea generale ad Aquisgrana, unico erede del trono imperiale.
Rinascita Carolingia
La “Rinascita carolingia” è associata alla rinascita culturale che si ebbe durante l’impero di Carlo Magno. Egli attuò una vera e propria riforma culturale in architettura, letteratura, poesia ma anche legate alla Chiesa rispetto all’elevazione del livello morale e della preparazione culturale degli ecclesiastici. In particolare venne inventata la minuscola carolina in testi e scritture.