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La Battaglia di Adrianopoli del 378 d.C. fu un punto di svolta per l'Impero Romano d'Oriente, segnando la sconfitta dell'esercito romano e la morte dell'imperatore Valente. La ribellione dei Visigoti e la sottovalutazione dell'avversario furono fattori chiave che portarono a questo disastro militare, con ripercussioni storiche che includevano la divisione dell'Impero e il crescente dubbio sulla sua capacità di difesa.
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I VISIGOTI, SCACCIATI DAI LORO TERRITORI IN SEGUITO ALL'ARRIVO DEGLI UNNI, CHIESERO ALL'IMPERATORE VALENTE IL PERMESSO DI VARCARE IL DANUBIO E DI STABILIRSI ALL'INTERNO DEI CONFINI DELL'IMPERO NELLA MESIA.
VALENTE DECISE DI NON ATTENDERE I RINFORZI CHE STAVANO SOPRAGGIUNGENDO E ATTACCO MALGRADO I SUOI SOLDATI FOSSERO STREMATI DA UNA LUNGA MARCIA.
LA BATTAGLIA DI ADRIANOPOLI FU VISTA COME LA DIMOSTRAZIONE CHE L' IMPERO NON ERA PIÙ IN GRADO DI DIFENDERSI DAI BARBARI.
L'IMPERATORE CADDE SUL CAMPO DI BATTAGLIA.
I VISIGOTI FURONO OGGETTO DI SOPRUSI DA PARTE DEI FUNZIONARI IMPERIALI E DELLA POPOLAZIONE LOCALE.
RIDOTTI ALLA FAME E STANCHI DELLE ANGHERIE, I VISIGOTI SI RIBELLARONO E INIZIARONO A DEVASTARE I BALCANI.
L'ESERCITO ROMANO FU DISTRUTTO.
MOLTI SOLDATI PERSERO LA VITA NELLA BATTAGLIA.