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La Rivoluzione Industriale segna un'epoca di transizione da un'economia basata sul lavoro a domicilio a una dominata dalle fabbriche. Questo cambiamento ha portato all'aumento della produttività e alla nascita di quartieri operai, ma anche a sfide sociali e alla perdita di mestieri artigianali.
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L'IMPRENDITORE ASSUME I LAVORATORI E VENDE IL PRODOTTO FINITO, BASATO SULLA DIVISIONE DEL LAVORO SU LARGA SCALA.
LE CONDIZIONI PER GLI OPERAI IN FABBRICA SONO MOLTO PESANTI, CON 12 ORE LAVORATIVE IN AMBIENTI MALSANI E IN SCARSA SICUREZZA.
OLTRE AGLI UOMINI, LAVORANO ANCHE DONNE E BAMBINI, RICEVENDO PERÒ STIPENDI MOLTO INFERIORI.
ACCANTO ALLE FABBRICHE, A RIDOSSO DEI CENTRI URBANI, SI SVILUPPANO I QUARTIERI POPOLARI.
LE FAMIGLIE OPERAIE SI AMMASSANO IN CASE FATISCENTI E CON CONDIZIONI IGIENICHE MOLTO BASSE.
SI ASSISTE A UNA CRESCITA DISORGANIZZATA DELLE CITTÀ A CAUSA DEL NUMERO ELEVATO DI OPERAI CHE ARRIVA IN FABBRICA.
TRA LA FINE DEL XVIII SECOLO E L'INIZIO DEL SUCCESSIVO, LA FABBRICA SOSTITUISCE LE PICCOLE ATTIVITÀ ARTIGIANALI E IL LAVORO A DOMICILIO.
LA FABBRICA SOSTITUISCE IL LAVORO A DOMICILIO.
I LAVORATORI SONO SALARIATI.