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Evoluzione della programmazione educativa in Italia

L'evoluzione della programmazione educativa in Italia ha seguito un percorso da rigidi programmi ministeriali a un approccio più flessibile e personalizzato. La Legge n. 517 del 1977 e l'adozione del curricolo di scuola hanno marcato tappe fondamentali, promuovendo l'autonomia delle istituzioni scolastiche e l'importanza di traguardi di apprendimento e metodologie didattiche mirate. Modelli teorici come quelli di Dewey, Bobbitt, Tyler e la tassonomia di Bloom hanno influenzato la progettazione per obiettivi, orientata al successo degli studenti.

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1

In ______, fino agli anni ______, l'educazione era dominata da un'adesione stretta ai programmi dettati dal ______.

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Italia Settanta Ministero dell'Istruzione

2

I programmi scolastici, creati da ______, miravano a trasmettere conoscenze ritenute essenziali, ignorando le ______ individuali degli alunni.

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commissioni ministeriali esigenze

3

Contestazione giovanile anni '60-'70

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Dubbi sull'efficacia dei programmi scolastici, ritenuti statici e non adatti a una società che cambia.

4

Programmazione educativa flessibile

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Approccio didattico personalizzato, enfasi su metodi di insegnamento e valori trasversali.

5

Inclusione nella scuola

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Urgenza di una scuola adattabile a realtà socio-culturali diverse, promuovendo l'inclusione di tutti gli alunni.

6

All'inizio del ______ millennio, il sistema educativo italiano ha introdotto il concetto di ______ di scuola.

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nuovo curricolo

7

Le scuole italiane hanno guadagnato più ______ e ______ con l'adozione di un nuovo approccio educativo.

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autonomia responsabilità

8

I ______ sono diventati fondamentali nella creazione del curricolo, che include obiettivi di ______ e metodi di insegnamento.

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docenti apprendimento

9

Il Piano dell'Offerta Formativa (POF) si basa sul Rapporto di ______ (RAV) e serve a definire l'identità di ogni ______ scolastica.

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Autovalutazione istituzione

10

Modello di curricolo di Dewey, Bobbitt e Tyler

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Struttura didattica intenzionale e coerente, programmazione basata sugli obiettivi.

11

Pedagogia per obiettivi

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Traduzione delle finalità educative in obiettivi specifici e misurabili, valutazione come verifica del raggiungimento.

12

Tassonomia degli obiettivi educativi di Bloom

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Organizzazione degli obiettivi didattici in categorie gerarchiche per la progettazione di percorsi formativi.

13

Importanza della valutazione nell'approccio per obiettivi

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Strumento per verificare il raggiungimento degli obiettivi educativi specifici e misurabili.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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Evoluzione della programmazione educativa in Italia

In Italia, fino agli anni Settanta, l'approccio alla programmazione educativa era caratterizzato da una rigida aderenza ai programmi ministeriali. Questi ultimi, elaborati da commissioni ministeriali, erano concepiti per trasmettere un insieme di conoscenze considerate fondamentali, seguendo una logica disciplinare e trascurando le esigenze individuali degli studenti. La struttura scolastica era fortemente gerarchica, con il Ministero dell'Istruzione che imponeva sia i contenuti sia le modalità organizzative. Tuttavia, le proteste studentesche del 1968 e le critiche verso una scuola percepita come elitaria e classista, come quelle emerse dalla scuola di Barbiana, guidarono a un ripensamento dell'approccio educativo, evidenziando la necessità di un'istruzione più equa e inclusiva, che garantisse pari opportunità di apprendimento a tutti gli studenti.
Aula scolastica moderna e luminosa con studenti assorti in lavoro di gruppo attorno a un tavolo ovale, materiali didattici vari e piante verdi.

Dalla contestazione alla programmazione flessibile

La contestazione giovanile degli anni Sessanta e Settanta sollevò dubbi sull'efficacia dei programmi ministeriali, ritenuti troppo statici e incapaci di rispondere alle esigenze di una società in rapida evoluzione. Si avvertì l'urgenza di una scuola capace di adattarsi alle diverse realtà socio-culturali e di promuovere l'inclusione. In risposta a queste esigenze, si sviluppò il concetto di programmazione educativa flessibile, che favoriva percorsi didattici personalizzati, ponendo maggiore enfasi sui metodi di insegnamento e sui valori trasversali. La Legge n. 517 del 1977 rappresentò un momento chiave in questo processo, introducendo la programmazione educativa come principio guida e estendendo l'orario scolastico per meglio adattarsi ai ritmi di apprendimento di ciascun alunno.

Il passaggio alla progettazione curricolare

L'inizio del nuovo millennio segnò un'ulteriore evoluzione nel sistema educativo italiano con l'adozione del concetto di curricolo di scuola. Questo approccio, in linea con gli obiettivi dell'Unione Europea, conferì maggiore autonomia e responsabilità alle singole istituzioni scolastiche, che divennero attori principali nella progettazione dei percorsi didattici. I docenti assunsero un ruolo centrale nella definizione del curricolo, che si configurò come un insieme di traguardi di apprendimento e metodologie didattiche mirate. Il Piano dell'Offerta Formativa (POF), strutturato sulla base del Rapporto di Autovalutazione (RAV), divenne lo strumento attraverso il quale ogni scuola poteva esprimere la propria identità educativa e perseguire un miglioramento continuo.

Modelli teorici di riferimento e la progettazione per obiettivi

L'evoluzione della programmazione educativa in Italia si è nutrita di diversi modelli teorici, tra cui quelli psicologici, cognitivi e comportamentali. Il modello di curricolo, influenzato dai lavori di pedagogisti come John Dewey e successivamente sviluppato da Franklin Bobbitt e Ralph Tyler, sottolinea l'importanza di una struttura didattica intenzionale e coerente. Tyler, in particolare, propose un modello di programmazione basato sugli obiettivi, che prevede la definizione di prerequisiti e la costruzione progressiva di competenze. La pedagogia per obiettivi, ispirata dalle teorie comportamentiste e neocomportamentiste, enfatizza la necessità di tradurre le finalità educative in obiettivi specifici e misurabili, e considera la valutazione come strumento per verificare il raggiungimento di tali obiettivi. La tassonomia degli obiettivi educativi di Benjamin Bloom ha contribuito a organizzare gli obiettivi didattici in categorie gerarchiche, facilitando la progettazione di percorsi formativi strutturati e orientati al successo degli studenti.