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La Divina Commedia di Dante Alighieri

La Divina Commedia di Dante Alighieri, scritta tra il 1304 e il 1321, è un capolavoro che riflette la sofferenza dell'esilio e la ricerca di giustizia. L'opera, strutturata in canti, esplora temi come la dismisura umana, rappresentata dalla figura di Ulisse, e la triplice identità di Dante come personaggio, narratore e autore. Giovanni Boccaccio, primo biografo di Dante, contribuì all'interpretazione esegesi dell'opera, che continua a influenzare la letteratura contemporanea.

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1

Autore della Divina Commedia

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Dante Alighieri, poeta italiano del Medioevo.

2

Struttura composizione poema

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Non sequenziale, per blocchi di canti, con possibili scritture in momenti diversi.

3

Primo biografo di Dante

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Giovanni Boccaccio, notò coesione nei primi canti dell'Inferno e ipotizzò una diffusione autonoma.

4

Il nome '______ ______' non è stata una scelta di Dante, ma gli è stato dato dopo la sua morte e si è consolidato nel ______.

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Divina Commedia 1555

5

Boccaccio, definendo l'opera '______', ha evidenziato lo stile umile e l'uso della lingua ______.

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commedia volgare

6

Viaggio ultraterreno di Dante

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Dante personaggio attraversa Inferno, Purgatorio e Paradiso, simboleggiando il percorso dell'anima verso Dio.

7

Ruolo di narratore di Dante

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Dante narratore descrive e commenta gli eventi, guidando il lettore nella comprensione dell'opera.

8

Intenti didascalici e profetici dell'autore

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Dante autore usa la Commedia per insegnare valori morali e cristiani e per fare profezie sulla politica e la società del suo tempo.

9

Dante paragona se stesso a una nave priva di ______ e ______ nel suo lavoro 'Convivio', simboleggiando la sua vita alla deriva.

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vela timone

10

Ulisse: punizione

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Ulisse è punito nell'Inferno per aver superato i limiti umani con la sua sete di conoscenza e avventura.

11

Simbolismo della fiamma

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La fiamma che avvolge Ulisse rappresenta l'abuso della retorica e l'inganno.

12

Tema della dismisura

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La dismisura è l'eccesso di ambizione che sfida i confini imposti dalla legge divina, tema centrale nel racconto di Ulisse.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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La Genesi e la Datazione della Divina Commedia

La Divina Commedia, opera immortale di Dante Alighieri, rappresenta un pilastro della letteratura italiana e un tesoro per l'umanità intera. Nonostante la mancanza di manoscritti originali, gli studiosi concordano che la stesura del poema si collochi tra il 1304 e il 1321, con la maggior parte che propende per un inizio intorno al 1308, dopo l'esilio di Dante da Firenze. La struttura del poema suggerisce una composizione non sequenziale, ma per blocchi di canti, con alcuni forse scritti in momenti diversi. Giovanni Boccaccio, primo biografo di Dante, osservò una coesione nei primi canti dell'Inferno, ipotizzando una loro diffusione autonoma. Le discontinuità nel testo, come quelle tra il VII e l'VIII canto dell'Inferno, testimoniano una scrittura non lineare, probabilmente interrotta e ripresa nel corso degli anni.
Rappresentazione artistica di Dante Alighieri in abiti medievali rossi e blu, di profilo davanti a un antico libro aperto su scrivania intagliata, con calamaio e penna.

Il Titolo e le Interpretazioni Esegetiche di Boccaccio

Il titolo "Divina Commedia" non fu scelto da Dante, ma gli fu attribuito postumo, e si affermò definitivamente solo nel 1555. Boccaccio, che coniò il termine "commedia" per sottolineare lo stile semplice e l'uso del volgare, fu anche un acuto interprete dell'opera dantesca. Egli fornì dettagli sulla vita e sulla condizione fisica di Dante, come la possibile sofferenza da artrosi anchilosante, e sulla diffusione dei canti dopo la morte dell'autore. In particolare, Boccaccio affermò che gli ultimi canti del Paradiso furono resi noti solo dopo la scomparsa di Dante, contribuendo così alla comprensione della circolazione dell'opera nel Trecento.

La Triplice Distinzione di Dante nella Commedia

Dante Alighieri si manifesta nella Divina Commedia in tre ruoli distinti: come personaggio principale che intraprende il viaggio ultraterreno, come narratore che guida il lettore attraverso il racconto, e come autore che plasma l'opera con intenti didascalici e profetici. Questa triplice prospettiva consente a Dante di interagire con i lettori su più livelli, offrendo un'esperienza di lettura ricca e sfaccettata. La sua capacità di inserire profezie e giudizi storici, spesso legati alla sua personale esperienza di esilio, dimostra la profondità e la complessità della sua visione letteraria.

Dante e l'Esilio: Una Dimensione Centrale della Commedia

L'esilio di Dante è un leitmotiv che permea l'intera Divina Commedia, riflettendo la profonda sofferenza personale e la percezione di ingiustizia vissuta dall'autore. Dante si autodefinisce "exul immeritus" (esule immeritato), evidenziando la sua condizione di esiliato ingiustamente da Firenze. Nel Convivio, egli si paragona a un "legno senza vela e senza timone", metafora della sua vita errante e della ricerca di una nuova identità. Questa esperienza personale non solo ha influenzato la sua opera, ma ha anche lasciato un segno indelebile nella letteratura mondiale, diventando un simbolo universale del dolore e della ricerca di giustizia.

Ulisse nell'Inferno: Simbolo della Dismisura Umana

Nel canto XXVI dell'Inferno, Dante colloca Ulisse tra i consiglieri fraudolenti, punendolo per aver oltrepassato i limiti umani nella sua sete di conoscenza e avventura. La figura di Ulisse, avvolta in una fiamma che parla, simboleggia l'abuso della retorica e l'inganno. Dante, attraverso il racconto di Ulisse, esplora il tema della dismisura, ovvero l'eccesso di ambizione che sfida i confini imposti dalla legge divina. Questo episodio, che culmina nel tragico naufragio, riflette la tensione tra il desiderio di conoscenza e la necessità di rispettare i limiti naturali e divini, un tema ricorrente nell'opera dantesca.