Pietro Bembo, cardinale e umanista veneziano, ha avuto un ruolo fondamentale nella codificazione della lingua italiana rinascimentale. Con le sue 'Prose della volgar lingua', propose il toscano di Petrarca e Boccaccio come modello linguistico, influenzando profondamente la letteratura e la cultura del tempo. La sua opera contribuì a standardizzare l'italiano letterario, promuovendo un petrarchismo che divenne un fenomeno culturale diffuso.
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Pietro Bembo nacque il 20 maggio 1470 a Venezia, in una famiglia aristocratica, figlio di un diplomatico e umanista
Soggiorno a Messina
Durante il soggiorno a Messina (1492-1494), Bembo perfezionò la sua conoscenza del greco antico
Corte estense di Ferrara
A Ferrara (1497-1499), Bembo entrò in contatto con l'ambiente cortigiano rinascimentale e collaborò con Manuzio alla revisione delle opere di Petrarca e Dante
Ruolo nella cultura del Rinascimento
Bembo promosse un equilibrio stilistico nella lingua italiana, influenzando la letteratura e il costume sociale
Nel 1506, Bembo optò per la carriera ecclesiastica e divenne storiografo e bibliotecario della libreria Marciana di Venezia
Il primo lavoro di Bembo, un dialogo in latino pubblicato nel 1496 da Aldo Manuzio, fu influenzato dal suo soggiorno a Messina
Pubblicate nel 1525, queste opere definirono il canone linguistico e stilistico italiano, promuovendo l'uso del toscano letterario del Trecento come modello per la lingua italiana
Bembo rielaborò le sue poesie dopo il suo ritorno in Veneto, promuovendo l'ideale amoroso e il petrarchismo come fenomeno culturale di vasta portata
Le teorie linguistiche di Bembo furono adottate dall'industria editoriale, favorendo la standardizzazione della lingua italiana e l'uso di Petrarca e Dante come modelli
Nel 1539, Bembo fu nominato cardinale, riconoscimento della sua importanza come uomo di lettere e della sua influenza culturale
Bembo continuò a essere un attivo promotore della cultura italiana fino alla sua morte nel 1547, lasciando un'eredità di inestimabile valore
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