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Il cognitivismo, emerso negli anni '50, studia la mente umana attraverso modelli teorici, esplorando i limiti e le capacità della cognizione. Questo approccio psicologico si avvale dell'analogia con i computer e beneficia di contributi multidisciplinari, inclusi quelli della cibernetica e della teoria dell'informazione, influenzando profondamente la psicologia moderna.
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Il Cognitivismo si basa sull'idea che la mente possa essere studiata attraverso modelli teorici che rappresentano processi cognitivi
Il Cognitivismo si distingue da precedenti approcci come lo strutturalismo e il comportamentismo, proponendo un'analisi più orientata verso i processi mentali interni
Il Cognitivismo si avvale dell'analogia tra la mente umana e il computer, ispirandosi ai principi della cibernetica
Craik ha descritto l'essere umano come un sistema di elaborazione delle informazioni, sottolineando l'importanza del tempo di reazione come indicatore dei processi mentali
L'Università di Cambridge ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo del Cognitivismo, grazie al lavoro di psicologi come Alan Welford, Norman Mackworth, Donald Broadbent e Peter Rabbitt
Studi come quelli di George A. Miller hanno rivelato che l'individuo medio può gestire circa 7 elementi di informazione simultaneamente, manifestando limiti significativi nella capacità di elaborazione cognitiva umana
Il Cognitivismo ha tratto vantaggio da contributi interdisciplinari, inclusi quelli della cibernetica e della teoria dell'informazione
L'opera "Plans and the Structure of Behavior" di Miller, Galanter e Pribram ha introdotto il concetto di TOTE come modello comportamentale, proponendo un'alternativa al concetto di riflesso comportamentista
La teoria generativo-trasformazionale di Chomsky ha enfatizzato l'esistenza di una capacità innata per il linguaggio e ha contribuito a distinguere tra competenza e esecuzione linguistica