Le trasformazioni economiche e sociali negli Stati Uniti del tardo XIX secolo furono guidate dall'industrializzazione e dall'immigrazione di massa. Città come New York e Chicago si espansero rapidamente, mentre l'era del progressismo portò a riforme significative sotto Roosevelt e Wilson. La politica estera divenne più interventista, con conseguenze che prefigurarono la Prima Guerra Mondiale.
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La costruzione di una rete ferroviaria estesa e efficiente ha abbattuto i costi di trasporto e ha stimolato la crescita economica e l'integrazione dei territori nella struttura nazionale
Industrie siderurgiche, meccaniche e petrolifere
L'abbondanza di risorse naturali e l'innovazione tecnologica hanno portato alla rapida espansione di industrie come quelle siderurgiche, meccaniche e petrolifere, che hanno trasformato il paesaggio urbano e rurale degli Stati Uniti
Città come New York e Chicago sono diventate simboli della crescita economica degli Stati Uniti, con la loro popolazione in rapida crescita e la trasformazione del loro paesaggio urbano
Tra il 1856 e il 1915, oltre 26 milioni di immigrati provenienti principalmente dall'Europa meridionale e orientale sono arrivati negli Stati Uniti, contribuendo alla diversità culturale ma anche a nuove sfide sociali
Gli immigrati spesso si stabilivano in quartieri etnici e affrontavano discriminazioni e condizioni di vita difficili, creando tensioni sociali e sfide per l'integrazione
La xenofobia e il razzismo, già presenti nei confronti di nativi americani e afroamericani, si manifestarono anche nei confronti dei nuovi arrivati, creando ulteriori tensioni sociali e sfide per l'integrazione
Il presidente Theodore Roosevelt fu un protagonista del movimento progressista, promuovendo riforme sociali, economiche e politiche per rafforzare il potere federale e proteggere i diritti dei lavoratori e dei consumatori
Il Partito Populista cercò di contrastare la corruzione e l'influenza delle élite economiche con proposte di riforma radicale
Il successore di Roosevelt, Woodrow Wilson, continuò sulla linea del progressismo con il suo programma della "New Freedom", che mirava a ridurre il potere dei monopoli e a rafforzare il ruolo regolatore dello Stato nell'economia
La Guerra ispano-americana del 1898 segnò un punto di svolta nella politica estera degli Stati Uniti, che emersero come potenza coloniale acquisendo territori come le Filippine, Porto Rico e Guam
Gli Stati Uniti esercitarono un controllo politico ed economico nell'America Centrale e nei Caraibi, come dimostra il sostegno alla secessione di Panama dalla Colombia nel 1903, che portò alla costruzione del Canale di Panama
Alla fine del XIX secolo, gli Stati Uniti adottarono una politica estera più assertiva, alla ricerca di nuovi mercati e sfere di influenza
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