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I tempi verbali e il loro valore

I tempi verbali e i modi finiti e indefiniti sono fondamentali nella lingua italiana, regolando la collocazione temporale delle azioni e l'atteggiamento del parlante. La coniugazione dei verbi segue tre schemi principali, con variazioni per persona e numero, e si distingue in tempi semplici e composti.

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1

Valore temporale assoluto

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Indica quando l'azione si verifica rispetto al momento dell'enunciazione: presente, passato, futuro.

2

Uso del passato prossimo

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Si usa per azioni concluse nel recente passato.

3

Valore temporale relativo

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Stabilisce un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità rispetto ad un'altra azione.

4

I ______ includono l'indicativo, il congiuntivo, il condizionale e l'______.

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modi finiti imperativo

5

I modi finiti variano in base alla ______ e al ______, esprimendo l'atteggiamento del parlante.

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persona numero

6

I modi finiti si utilizzano sia in proposizioni ______ che ______.

Clicca per vedere la risposta

indipendenti subordinate

7

I modi indefiniti sono formati dall'______, dal ______ e dal ______.

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infinito gerundio participio

8

A differenza dei modi finiti, i modi indefiniti non cambiano per la ______.

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persona

9

I modi indefiniti sono spesso impiegati in proposizioni ______ o come forme ______.

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subordinate nominali

10

Quando usati come forme nominali, i modi indefiniti possono fungere da ______ o ______.

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sostantivi aggettivi

11

Vocale tematica: significato

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Identifica la coniugazione del verbo (1ª -are, 2ª -ere, 3ª -ire) e fa parte del tema.

12

Desinenze: funzione

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Indicano persona, numero, modo e tempo del verbo.

13

Verbi regolari vs irregolari

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Regolari seguono schema tipico di coniugazione, irregolari presentano variazioni radice/desinenze.

14

I tempi verbali possono essere ______ o ______ a seconda della loro composizione.

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semplici composti

15

Un esempio di tempo semplice è il presente indicativo 'io ______' o l'imperfetto congiuntivo 'che io ______'.

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bevo bevessi

16

Il 'passato prossimo' è un esempio di tempo composto, come nella forma 'ho ______'.

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bevuto

17

I tempi composti descrivono azioni che sono state ______ nel passato.

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compiute

18

Questi tempi si usano in forma ______ e ______ ma non quando il participio passato è usato come aggettivo.

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attiva passiva

19

Numero grammaticale

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Singolare o plurale, indica quante entità compiono l'azione del verbo.

20

Persona grammaticale

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Prima, seconda o terza, riferita al soggetto che agisce (io, tu, lui/lei, noi, voi, loro).

21

Concordanza del participio passato

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Con l'ausiliare essere, il participio si accorda in genere e numero con il soggetto.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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I tempi verbali e il loro valore

I tempi verbali sono strumenti essenziali della sintassi italiana, utilizzati per situare temporalmente l'azione espressa dal verbo. Possono esprimere un valore temporale assoluto, riferendosi al momento dell'enunciazione (presente, passato, futuro), o relativo, quando la loro collocazione temporale dipende da quella di un altro verbo nella frase. Il presente indica un'azione che si svolge nel momento attuale o una verità generale; il passato comprende diverse sfumature temporali, come il passato prossimo per azioni concluse nel recente passato o l'imperfetto per azioni passate non delimitate; il futuro indica un'azione che si svolgerà dopo il momento attuale. Inoltre, i tempi possono assumere un valore relativo, stabilendo un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità rispetto all'azione principale, come nel caso del congiuntivo e del condizionale.
Collezione di orologi antichi in legno e metallo con quadranti in avorio e lancette decorative, alcuni con pendoli visibili, su sfondo chiaro.

La struttura e l'uso dei modi verbali

I modi verbali nella lingua italiana si articolano in modi finiti e modi indefiniti. I modi finiti, che comprendono l'indicativo, il congiuntivo, il condizionale e l'imperativo, sono caratterizzati da desinenze che variano in base alla persona e al numero, e servono a esprimere l'atteggiamento del parlante nei confronti dell'azione. Essi trovano impiego sia nelle proposizioni indipendenti sia in quelle subordinate. I modi indefiniti, costituiti dall'infinito, dal gerundio e dal participio, non presentano variazioni per la persona e sono frequentemente usati in proposizioni subordinate o come forme nominali, assumendo il ruolo di sostantivi o aggettivi.

La coniugazione dei verbi italiani

La coniugazione dei verbi italiani segue un sistema che prevede l'uso di una radice verbale, una vocale tematica e delle desinenze. La radice porta il significato principale del verbo, mentre la vocale tematica (a, e, i) identifica la coniugazione a cui il verbo appartiene e, insieme alla radice, costituisce il tema del verbo. Le desinenze, infine, indicano la persona, il numero, il modo e il tempo. I verbi si raggruppano in tre coniugazioni principali: la prima coniugazione termina in -are, la seconda in -ere e la terza in -ire. I verbi possono essere regolari, seguendo lo schema di coniugazione tipico del loro gruppo, o irregolari, presentando variazioni nella radice o nelle desinenze.

I tempi semplici e composti

I tempi verbali si distinguono in semplici e composti a seconda della loro struttura morfologica. I tempi semplici sono formati da un'unica parola, che include la radice e la desinenza, come nel presente indicativo (io bevo) o nell'imperfetto congiuntivo (che io bevessi). I tempi composti sono formati dall'ausiliare essere o avere seguito dal participio passato del verbo principale, come nel passato prossimo (ho bevuto). Questi tempi si utilizzano per esprimere azioni compiute nel passato e sono impiegati sia nella forma attiva che in quella passiva, ad eccezione del participio passato usato come aggettivo o in funzione nominale.

La persona e il numero nei modi finiti

Nei modi finiti, la persona e il numero sono categorie grammaticali che concorrono a definire chi compie l'azione espressa dal verbo. Il numero può essere singolare o plurale, mentre la persona si riferisce ai tre soggetti grammaticali (prima, seconda e terza persona) sia al singolare che al plurale. Le desinenze variano in base a queste categorie, come si può osservare nella prima persona singolare (-o, come in "io bevo") e nella terza persona plurale (-ono, come in "loro bevono"). Il participio passato, usato con l'ausiliare essere, concorda in genere e numero con il soggetto, fornendo ulteriori informazioni morfologiche.