La Rivoluzione Francese

La formazione dell'Assemblea legislativa e le fazioni politiche

Nel 1791, la Francia vide la dissoluzione dell'Assemblea costituente e la nascita dell'Assemblea legislativa, segnando un passaggio cruciale nella Rivoluzione Francese. Questa nuova Assemblea, convocata il primo ottobre, era dominata dalla borghesia e si caratterizzava per la presenza di due correnti politiche opposte: i foglianti, favorevoli al mantenimento della monarchia costituzionale delineata dalla Costituzione del 1791, e i giacobini, che sedevano a sinistra del presidente e sostenevano una visione più radicale, propugnando l'istituzione di una repubblica e l'estensione del diritto di voto. I giacobini, in particolare, erano portavoce delle classi popolari e del loro crescente malcontento.

La guerra esterna e le sfide della Francia rivoluzionaria

L'Assemblea legislativa si trovò a fronteggiare non solo le divisioni interne, ma anche la minaccia di un conflitto esterno. L'aristocrazia in esilio, le monarchie europee e i parenti di Luigi XVI, come l'imperatore d'Austria e il re di Prussia, guardavano con ostilità ai cambiamenti in Francia. La guerra appariva come un'opportunità sia per i rivoluzionari, che speravano di esportare i loro ideali, sia per il re, che in caso di sconfitta francese avrebbe potuto restaurare il suo potere assoluto. Di conseguenza, nell'aprile del 1792, la Francia dichiarò guerra all'Austria e alla Prussia, dando inizio a un conflitto che avrebbe avuto vasti risvolti.

Le prime sconfitte militari e la risposta della nazione

L'esercito francese, inizialmente, affrontò numerose difficoltà, tra cui la scarsa preparazione e la dubbia fedeltà di alcuni ufficiali di origine nobiliare. Le sconfitte subite permisero alle forze nemiche di avanzare sul territorio francese. Tuttavia, la minaccia di invasione stimolò una straordinaria leva popolare: migliaia di volontari, tra cui il celebre battaglione di Marsiglia, si arruolarono per difendere la nazione, cantando la Marsigliese, che divenne simbolo di resistenza e in seguito inno nazionale della Francia.

L'insurrezione del 10 agosto e la fine della monarchia

La crisi economica, la fame e la disoccupazione alimentarono il sospetto di un tradimento da parte del re e scatenarono l'ira popolare. Il 10 agosto 1792, una rivolta a Parigi culminò con l'assalto al palazzo delle Tuileries. Luigi XVI fu costretto a cercare rifugio presso l'Assemblea legislativa, che lo sospese e lo imprigionò insieme alla sua famiglia. Questo evento segnò l'ascesa politica dei sanculotti, i militanti della classe operaia parigina, che avrebbero giocato un ruolo chiave nella fase successiva della Rivoluzione.

La Convenzione nazionale e la proclamazione della Repubblica

La Convenzione nazionale, eletta con un suffragio più esteso rispetto al passato, prese il posto dell'Assemblea legislativa nel settembre del 1792. I suoi membri si organizzarono in tre principali fazioni: i girondini a destra, i montagnardi (tra cui i giacobini) a sinistra, e il gruppo dei moderati al centro. Dopo la vittoria dell'esercito francese nella battaglia di Valmy il 20 settembre, la Convenzione abolì la monarchia e il 22 settembre 1792 proclamò la nascita della Prima Repubblica Francese.

Il processo e l'esecuzione di Luigi XVI e la reazione internazionale

La caduta della monarchia portò al dibattito sulla sorte di Luigi XVI all'interno della Convenzione. Accusato di tradimento, il re fu sottoposto a processo e, nonostante gli sforzi dei girondini per salvarlo, la fazione dei montagnardi prevalse e Luigi XVI fu condannato a morte. La sua esecuzione, avvenuta il 21 gennaio 1793, provocò una forte reazione tra le monarchie europee, che formarono una coalizione contro la Francia, costringendo la giovane repubblica a confrontarsi con una coalizione di nemici determinati a restaurare l'ordine monarchico.