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La crisi della Repubblica Romana

La riforma agraria dei Gracchi fu un tentativo di risolvere le disuguaglianze sociali nella Roma del II secolo a.C. Tiberio e Gaio Gracco, patrizi progressisti, cercarono di redistribuire le terre ai contadini impoveriti, sfidando l'aristocrazia senatoria. Le loro morti tragiche inaugurarono un'era di conflitti civili e cambiamenti politici che avrebbero portato alla fine della Repubblica Romana.

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1

Espansione territoriale di Roma II sec. a.C.

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Portò a trasformazioni economiche/sociali e disparità sociali.

2

Classe dei Cavalieri

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Emergenti imprenditori/finanzieri, cercavano influenza politica.

3

Conflitto Nobilitas

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Divisa tra conservatori e progressisti, dibattito su riforme.

4

Riforma agraria dei Gracchi

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Proposta per risolvere problemi di Roma, rafforzare esercito cittadino.

5

Nel ______ a.C., ______ ______ fu eletto tribuno della plebe e propose una legge per ridistribuire l'agro pubblico.

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133 Tiberio Gracco

6

L'aristocrazia senatoria si oppose alla proposta di Tiberio Gracco perché temeva per i propri ______ ______.

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interessi economici

7

Dopo l'approvazione della legge agraria, Tiberio Gracco fu ucciso durante una seduta dell'assemblea, segnando l'inizio di un'era di ______ ______ nella Repubblica Romana.

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conflitti civili

8

Lex agraria di Gaio Gracco

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Riproposizione legge per redistribuzione terre ai cittadini meno abbienti.

9

Riforme a favore dei Cavalieri

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Concessione appalti in Asia, riforma tribunali per diminuire potere senatorio.

10

Lex frumentaria

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Vendita grano a prezzi sussidiati per aiutare il proletariato urbano.

11

Cittadinanza romana ai Latini e diritti civili agli alleati italici

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Proposta estensione diritti per integrare Latini e alleati, osteggiata da Senato e plebe.

12

L'omicidio dei ______ ha introdotto la violenza politica nell'epoca della ______ ______, anticipando un'era di turbolenze e lotte interne.

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Gracchi Repubblica Romana

13

La società era divisa in due gruppi: gli ______, sostenitori dell'ordine esistente, e i ______, favorevoli all'ampliamento dell'influenza popolare.

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ottimati Popolari

14

Dopo essere stato eletto ______ per sette volte, Mario affrontò le invasioni dei ______ e dei ______, ma ebbe problemi nell'attuare le riforme agrarie.

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console Cimbri Teutoni

15

Guerra Sociale (91-88 a.C.)

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Rivolta italica contro Roma per la cittadinanza, finita con concessione della cittadinanza a sud del Po.

16

Assassinio di Marco Livio Druso

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Tribuno ucciso per proposta di estendere cittadinanza romana, causa scatenante della Guerra Sociale.

17

Conflitto con Mitridate VI del Ponto

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Guerra contro re antiromano, richiese intervento militare romano guidato inizialmente da Silla.

18

Marce di Silla su Roma

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Silla marciò su Roma due volte: la prima per prendere il potere, la seconda per sconfiggere i Popolari.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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La Riforma Agraria dei Gracchi e le Divisioni nella Classe Dirigente Romana

Durante il II secolo a.C., l'espansione territoriale di Roma portò a significative trasformazioni economiche e sociali, accentuando le disparità tra i vari strati della società. I Cavalieri, una classe emergente di imprenditori e finanzieri, aspiravano a un ruolo politico più influente. Allo stesso tempo, la plebe urbana e i contadini, impoveriti dalla perdita delle loro terre a favore dei latifondi, manifestavano un crescente malcontento. La nobilitas, la classe dirigente romana, si trovò divisa: una fazione conservatrice si opponeva a qualsiasi cambiamento, mentre una corrente progressista, rappresentata dai fratelli Tiberio e Gaio Gracco, sosteneva la necessità di riforme per rispondere alle esigenze del popolo e preservare la stabilità dello Stato. I Gracchi, appartenenti a una distinta famiglia patrizia e legati al circolo degli Scipioni, identificarono nella riforma agraria la soluzione ai problemi di Roma, convinti che il declino dei piccoli proprietari terrieri minacciasse le fondamenta dell'esercito cittadino.
Statua in bronzo di uomo in toga con braccio alzato su piedistallo marmoreo con bassorilievi, colonne corinzie e sculture in dialogo in piazza romana antica.

La Legge Agraria di Tiberio Gracco e la Sua Tragica Fine

Tiberio Gracco, eletto tribuno della plebe nel 133 a.C., presentò una legge agraria che mirava a redistribuire l'agro pubblico, i vasti terreni appartenenti allo Stato e spesso occupati illegalmente dai ricchi latifondisti. La legge stabiliva un limite massimo di possesso per l'agro pubblico e prevedeva la restituzione delle terre eccedenti a contadini senza terra. Queste terre redistribuite sarebbero state inalienabili, cioè non potevano essere vendute o acquistate. La proposta di Tiberio incontrò la ferma opposizione dell'aristocrazia senatoria, che vedeva minacciati i propri interessi economici. Per superare il veto posto da un altro tribuno, Marco Ottavio, Tiberio fece appello all'assemblea della plebe per la sua destituzione, un atto senza precedenti che minava il principio della sacrosanctitas del tribunato. La legge fu approvata e una commissione tripartita fu incaricata della sua esecuzione. Tuttavia, l'opposizione dei latifondisti non cessò, e Tiberio, cercando di assicurarsi un secondo mandato per portare a termine la riforma, fu accusato di aspirare alla tirannide. Durante una violenta seduta dell'assemblea, Tiberio e molti dei suoi sostenitori furono uccisi, segnando l'inizio di un'era di conflitti civili nella Repubblica Romana.

Gaio Gracco e il Tentativo di Continuare le Riforme

Gaio Gracco, fratello minore di Tiberio, divenne tribuno della plebe nel 123 a.C. e cercò di portare avanti l'agenda riformatrice, ampliandola con una serie di misure volte a consolidare il sostegno popolare. Gaio ripropose la legge agraria e introdusse riforme a favore dei Cavalieri, come la concessione degli appalti in Asia e la riforma dei tribunali, che ridusse l'influenza senatoria. Per il proletariato urbano, Gaio istituì la lex frumentaria, che garantiva la vendita di grano a prezzi sussidiati, e promosse la costruzione di opere pubbliche per creare occupazione. La sua proposta più controversa fu l'estensione della cittadinanza romana ai Latini e l'assegnazione di diritti civili agli alleati italici, che incontrò l'opposizione del Senato e di parte della plebe, temerosa di perdere i propri privilegi. Gaio, nel tentativo di essere rieletto tribuno, fu coinvolto in scontri che portarono alla morte di molti suoi sostenitori e al suo suicidio, ponendo fine al suo programma riformista.

La Fine della Concordia e l'Ascesa di Mario

L'assassinio dei Gracchi segnò l'ingresso della violenza politica nella vita della Repubblica Romana, preludio a un periodo di instabilità e conflitti interni. La classe dirigente si polarizzò in due fazioni: gli ottimati, che difendevano l'ordine costituito e i privilegi del Senato, e i Popolari, che cercavano di espandere la base della classe dirigente e di dare voce alla volontà popolare. Gaio Mario, un capo militare di origine equestre e alleato dei Popolari, emerse come figura di spicco grazie alle sue vittorie militari, come quella contro Giugurta in Numidia, e alla riforma dell'esercito che aprì le porte ai proletari, creando un esercito professionale leale al proprio comandante. Eletto console per sette volte, Mario sconfisse le invasioni dei Cimbri e dei Teutoni, ma incontrò difficoltà nel realizzare le riforme dei Gracchi, in particolare la riforma agraria e l'estensione della cittadinanza. La sua posizione divenne insostenibile quando fu costretto a reprimere i disordini causati da una legge proposta da Lucio Appuleio Saturnino, e decise di ritirarsi dalla vita politica.

La Guerra Sociale e la Dittatura di Silla

L'assassinio di Marco Livio Druso, tribuno della plebe che aveva proposto l'estensione della cittadinanza romana agli alleati italici, scatenò la Guerra Sociale (91-88 a.C.), una rivolta degli alleati italici che portò alla creazione di uno stato federale indipendente. La guerra fu ardua per Roma, ma si concluse con un compromesso che estese la cittadinanza a tutti gli italici a sud del Po. Nel frattempo, il conflitto con Mitridate VI del Ponto mise in luce l'ostilità antiromana e la necessità di un intervento militare. Lucio Cornelio Silla, un ottimate, fu nominato comandante dell'esercito contro Mitridate, ma quando il Senato tentò di trasferire il comando a Mario, Silla marciò su Roma e prese il potere con un colpo di stato. Dopo aver sconfitto Mitridate, Silla tornò a Roma, dove i Popolari, guidati da Mario e Lucio Cornelio Cinna, avevano instaurato un regime di terrore. Silla vinse la guerra civile e si fece conferire la dittatura a tempo indeterminato, durante la quale attuò una serie di proscrizioni contro i suoi avversari e riforme istituzionali volte a rafforzare il Senato e l'aristocrazia senatoria. Nonostante la sua abdicazione nel 79 a.C., la Repubblica Romana rimase in uno stato di profonda crisi, segnando l'inizio del declino della Repubblica e la transizione verso l'Impero.