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La Russia post-rivoluzionaria affronta una crisi economica, portando all'adozione del comunismo di guerra e successivamente alla NEP. Le politiche di Lenin e Stalin mirano a stabilizzare e modernizzare l'economia sovietica attraverso radicali riforme agricole e industriali.
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Lo zar non è stato in grado di gestire adeguatamente l'economia del paese, contribuendo alla crisi
La partecipazione alla guerra ha aggravato la crisi economica in Russia
La pace di Brest-Litovsk non ha portato i benefici sperati, ma ha invece peggiorato la situazione economica del paese
La guerra civile ha causato ulteriori danni all'economia russa e ha portato a una maggiore instabilità politica e sociale
Durante la guerra civile, la popolazione russa ha dovuto affrontare carestie e una crescente disoccupazione
Le riforme introdotte dal governo bolscevico non sono state sufficienti a stabilizzare l'economia del paese
Il comunismo di guerra è stata una politica economica emergenziale adottata dai bolscevichi per sostenere l'effort bellico e centralizzare le risorse
Durante il comunismo di guerra, sono state introdotte misure draconiane come la requisizione forzata delle eccedenze agricole e la nazionalizzazione delle industrie
La NEP è stata introdotta da Lenin nel 1921 come una politica di transizione che prevedeva un ritorno parziale al mercato e alla proprietà privata
I piani quinquennali miravano a una rapida industrializzazione e a un controllo centralizzato dell'economia per trasformare l'Unione Sovietica in una potenza industriale
Durante la transizione ai piani quinquennali, sono state introdotte misure come la collettivizzazione dell'agricoltura e la pianificazione statale dell'economia
L'introduzione dei piani quinquennali ha segnato la fine della NEP e il ritorno a una gestione centralizzata e pianificata dell'economia sovietica