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La crisi economica in Russia dopo la Rivoluzione d'Ottobre del 1917

La Russia post-rivoluzionaria affronta una crisi economica, portando all'adozione del comunismo di guerra e successivamente alla NEP. Le politiche di Lenin e Stalin mirano a stabilizzare e modernizzare l'economia sovietica attraverso radicali riforme agricole e industriali.

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1

Pace di Brest-Litovsk

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Accordo che ritirò la Russia dalla Prima Guerra Mondiale nel 1918, portando a cessioni territoriali e non migliorando la crisi economica.

2

Guerra civile russa (1917-1921)

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Conflitto tra bolscevichi e anti-rivoluzionari, causò ulteriori distruzioni e aggravò la crisi economica e sociale.

3

Riforme bolsceviche post-rivoluzionarie

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Nazionalizzazione di banche e industrie, confisca terre: tentativi di stabilizzare l'economia che non ebbero successo immediato.

4

Nel ______, per affrontare la crisi, i bolscevichi introdussero il comunismo di guerra, che includeva la requisizione delle eccedenze agricole e la nazionalizzazione delle industrie.

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1918

5

Le severe politiche del comunismo di guerra causarono malcontento tra i contadini, risultando in atti di ______ e nella formazione di un ______.

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sabotaggio mercato nero

6

Conseguenze produzione comunismo di guerra

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Calo produzione industriale/agricola, fame, miseria.

7

Impatto comunismo di guerra su contadini

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Malcontento crescente, resistenza alle requisizioni.

8

Mercato nero durante comunismo di guerra

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Espansione come reazione a politiche economiche restrittive.

9

Nel ______, a seguito delle insurrezioni popolari e del fallimento del comunismo di guerra, Lenin lanciò la ______ ______ ______ (NEP).

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1921 Nuova Politica Economica

10

Nonostante la NEP abbia portato a una ripresa economica, non migliorò in modo significativo le ______ di ______ della maggior parte dei cittadini.

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condizioni vita

11

Fine della NEP

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La NEP terminò nel 1928 per far posto ai piani quinquennali di Stalin.

12

Obiettivo dei piani quinquennali

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Rapidare industrializzazione e trasformazione dell'URSS in potenza industriale.

13

Metodo dei piani quinquennali

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Controllo centralizzato dell'economia e pianificazione statale.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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La Russia post-rivoluzionaria e le origini del comunismo di guerra

Dopo la Rivoluzione d'Ottobre del 1917, la Russia si trovò immersa in una profonda crisi economica, esacerbata dalla gestione inefficace dello zar e dal disastroso impatto della Prima Guerra Mondiale. La firma della pace di Brest-Litovsk, che segnò l'uscita della Russia dal conflitto, non portò i benefici sperati, ma piuttosto precipitò il paese in una sanguinosa guerra civile tra i bolscevichi, guidati da Lenin, e le forze anti-rivoluzionarie. Durante questo periodo di caos politico e sociale, che si protrasse fino al 1921, la popolazione russa dovette affrontare carestie e una crescente disoccupazione. Le riforme radicali introdotte dal nuovo governo bolscevico, come la confisca delle terre dai proprietari terrieri e la nazionalizzazione delle banche e delle industrie chiave, non furono sufficienti a stabilizzare l'economia nazionale.
Fabbrica sovietica degli anni '20 con operai al lavoro tra macchinari industriali e ciminiere in lontananza.

La politica del comunismo di guerra e le sue misure

Nel tentativo di rispondere alla crisi, i bolscevichi adottarono nel 1918 il comunismo di guerra, una politica economica emergenziale finalizzata a sostenere l'effort bellico e a centralizzare le risorse per la sopravvivenza dello stato. Questa politica prevedeva la requisizione forzata delle eccedenze agricole dai contadini, la completa nazionalizzazione delle industrie, e il controllo statale del commercio interno. Vennero inoltre introdotte nuove forme di organizzazione agricola collettiva, come i kolchoz (collettivi agricoli) e i sovchoz (fattorie statali), per incrementare la produzione. Tuttavia, queste misure draconiane portarono a un diffuso malcontento tra i contadini, che spesso si traduceva in sabotaggi e resistenza, e alla proliferazione di un mercato nero come reazione alle rigide restrizioni imposte.

Il fallimento del comunismo di guerra e le sue conseguenze

Il comunismo di guerra si dimostrò inadeguato nel risolvere la crisi economica della Russia. La produzione industriale e agricola non solo non aumentò, ma in molti casi diminuì, aggravando la fame e la miseria tra la popolazione. Sebbene questa politica avesse contribuito a mantenere l'esercito rivoluzionario durante la guerra civile, il crescente malcontento, specialmente tra i contadini, e l'espansione del mercato nero, resero evidente la necessità di un cambiamento nella politica economica del paese.

La NEP: Nuova Politica Economica e le sue innovazioni

Di fronte al fallimento del comunismo di guerra e alle rivolte popolari come quella di Tambov e la ribellione dei marinai di Kronštadt, nel 1921 Lenin introdusse la Nuova Politica Economica (NEP). Questa politica segnò un ritorno parziale al mercato e alla proprietà privata, ponendo fine alle requisizioni forzate e permettendo una certa liberalizzazione del commercio. I contadini furono autorizzati a vendere le loro eccedenze sul mercato e a gestire le proprie aziende agricole, sebbene lo Stato mantenesse il controllo delle industrie chiave e delle banche. La NEP portò a un certo grado di ripresa economica, ma non riuscì a migliorare significativamente le condizioni di vita della maggior parte della popolazione. Inoltre, l'emergere dei kulaki, contadini benestanti, creò nuove tensioni sociali e sfide per il governo bolscevico.

Il superamento della NEP e l'introduzione dei piani quinquennali

La NEP rappresentò una fase transitoria nell'economia sovietica, che terminò nel 1928 con l'introduzione dei piani quinquennali da parte di Stalin, successore di Lenin. Questi piani miravano a una rapida industrializzazione del paese e a un controllo centralizzato dell'economia, con l'obiettivo di trasformare l'Unione Sovietica in una potenza industriale. La transizione dalla NEP ai piani quinquennali fu caratterizzata da una maggiore collettivizzazione dell'agricoltura e da una pianificazione statale dell'economia, segnando un ritorno a una gestione centralizzata e pianificata. Questo cambiamento rifletteva la continua ricerca di un modello economico che potesse soddisfare le esigenze di un paese in rapida trasformazione.