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La Scuola Siciliana rappresenta la prima scuola poetica italiana, nata sotto l'influenza della poesia trobadorica e l'egida di Federico II di Svevia. Utilizzando il volgare siciliano illustre, i poeti di corte come Giacomo da Lentini, introdussero forme metriche innovative come il sonetto, influenzando la letteratura italiana successiva. La Magna Curia divenne un crogiolo di culture, dove si sviluppò un'identità culturale autonoma e si promosse la conoscenza scientifica e naturalistica.
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Nel XIII secolo, la poesia dei trovatori provenzali si diffuse in Europa, influenzando anche la letteratura italiana
I trovatori, in esilio dalla Francia, trovarono accoglienza nelle corti del nord Italia, dove la loro arte venne emulata
La scelta della lingua occitana nelle corti del nord Italia era dovuta alla mancanza di un volgare locale dominante e alla frammentazione politica dell'Italia settentrionale
Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, fece della Sicilia il centro del suo potere e promosse una cultura laica nella sua corte, nota come Magna Curia
La corte di Federico II era un crogiolo di culture, con la presenza di intellettuali e artisti di diverse origini come bizantini, arabi, francesi, tedeschi e latini
Federico II era un mecenate delle arti e delle scienze, con interessi che spaziavano dalla filosofia all'astrologia, e fu anche autore di trattati come "De arte venandi cum avibus"
Il latino rimaneva la lingua ufficiale per le attività amministrative e giuridiche, ma il volgare siciliano illustre divenne la lingua della poesia di corte, riflettendo il desiderio di Federico di creare un'identità culturale autonoma
Dante Alighieri, nel suo trattato "De vulgari eloquentia", riconosce la Magna Curia come un esempio per la creazione di un volgare illustre italiano
Il volgare siciliano illustre divenne la lingua della poesia della Scuola Siciliana, riflettendo l'importanza di una lingua comune per il progetto politico di Federico II
A differenza dei trovatori, i poeti della Scuola Siciliana si focalizzavano sull'amore cortese nella loro poesia
I poeti siciliani escludevano temi politici nella loro poesia, distaccandosi dall'accompagnamento musicale e concentrandosi sulle questioni teoriche dell'amore
I poeti siciliani si ispiravano all'interesse per le scienze naturali promosso dalla corte di Federico II, utilizzando immagini scientifiche e naturalistiche nella loro poesia
I poeti siciliani adottarono e modificarono le forme metriche dei trovatori, come la canso, ma introdussero anche nuove strutture come il sonetto
Il poeta siciliano Giacomo da Lentini è considerato l'inventore del sonetto, una forma poetica composta da quattordici versi endecasillabi con uno schema di rime prestabilito
L'assenza di accompagnamento musicale spinse i poeti siciliani a sperimentare con ritmi e schemi di rime più complessi nella loro poesia
Giacomo da Lentini è considerato il caposcuola della Scuola Siciliana e l'inventore del sonetto
Tra gli altri importanti esponenti della Scuola Siciliana si possono citare lo stesso Federico II, Pier delle Vigne, Guido delle Colonne e altri membri della corte
Dopo la caduta del regno svevo, l'opera dei poeti siciliani si diffuse in tutta Italia, in particolare in Toscana, dove i canzonieri raccolsero e trascrissero le loro poesie, contribuendo alla formazione della lingua italiana letteraria