Il Giudizio Universale di Michelangelo è un'affresco monumentale che rappresenta il momento del Giudizio Finale. Situato nella Cappella Sistina, l'opera è celebre per la sua drammaticità, il simbolismo cristiano e le figure dinamiche, tra cui Cristo, la Vergine Maria, santi e dannati. Un capolavoro che riflette il genio artistico di Michelangelo e il suo impatto sul Manierismo.
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Michelangelo dipinse l'affresco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina su commissione dei papi Clemente VII e Paolo III
Dimensioni monumentali
L'affresco misura circa 14 metri per 12, dominando la parete di fondo della Cappella Sistina
Composizione libera e dinamica
Michelangelo si distacca dalle convenzioni precedenti e crea una composizione libera e dinamica, rinunciando a qualsiasi riferimento architettonico dipinto
L'opera rappresenta con drammaticità il momento del Giudizio Finale, con le anime dei morti che risorgono e vengono giudicate da Cristo
Attributi dei santi
Michelangelo raffigura i santi e i martiri con gli attributi che li caratterizzano, facilitandone l'identificazione
Personaggi notevoli
Tra i personaggi più notevoli vi sono San Pietro, San Biagio, Santa Caterina d'Alessandria, San Lorenzo e San Bartolomeo
Michelangelo crea una rappresentazione vivida dell'Inferno, con i dannati disperati e i demoni che li trascinano verso l'abisso
Michelangelo si autorappresenta nella figura di San Bartolomeo, riflettendo il suo tormento interiore e le critiche subite
Prima di realizzare il Giudizio Universale, Michelangelo aveva già decorato la volta della Cappella Sistina con storie della Genesi e figure di profeti e sibille
La rappresentazione della Creazione di Adamo sulla volta è diventata uno dei simboli più riconoscibili dell'arte occidentale
Michelangelo ha apportato innovazioni significative alla tecnica dell'affresco, come la resa dei corpi con un senso di volume e plasticità e l'uso di colori intensi e contrastanti
Il Giudizio Universale ha suscitato controversie fin dalla sua realizzazione, tanto che si discusse persino della possibilità di distruggerlo dopo la morte di Michelangelo
Daniele da Volterra ha mascherato le nudità dell'opera con dei panneggi per renderla più accettabile
Un restauro compiuto alla fine del XX secolo ha rimosso le aggiunte di Daniele da Volterra, restituendo all'affresco i colori originali e rivelando dettagli precedentemente nascosti