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L'Italia nella Prima Guerra Mondiale

La neutralità italiana nel 1914 e le correnti interventiste che influenzarono l'entrata dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale sono fenomeni storici di rilievo. Nazionalisti, futuristi e socialisti rivoluzionari, tra cui Benito Mussolini, spingevano per l'intervento, vedendo nel conflitto un'opportunità di rafforzamento nazionale e di trasformazione sociale. La firma del Patto di Londra e la dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria segnarono una svolta decisiva, con conseguenze profonde sul fronte interno e militare.

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1

L'interpretazione italiana degli accordi della Triplice Alleanza era che l'intervento era giustificato solo in caso di ______ diretto a uno degli alleati.

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attacco

2

Un gruppo di , ______ e alcuni socialisti in Italia formarono un movimento che sosteneva l'intervento nella guerra, vedendolo come un mezzo per rafforzare l' nazionale e la statura internazionale del paese.

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nazionalisti futuristi unità

3

Figure chiave del socialismo italiano

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Filippo Turati, leader socialista, sosteneva la neutralità per proteggere gli interessi dei lavoratori.

4

Posizione dei cattolici sulla guerra

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Il Partito Popolare di don Luigi Sturzo promuoveva la neutralità basata su principi pacifisti.

5

Cambiamento di Mussolini riguardo la guerra

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Mussolini, inizialmente socialista, diventa interventista per cercare una trasformazione sociale radicale.

6

Sotto la pressione degli interventisti, il re ______ ______ III appoggiò l'intervento, portando il governo di ______ ______ a siglare il Patto di Londra nell'aprile del ______.

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Vittorio Emanuele Antonio Salandra 1915

7

Offensive italiane sull'Isonzo 1916

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Serie di attacchi dell'esercito italiano contro Austria-Ungheria per sfondare il fronte.

8

Controffensiva austro-ungarica nel Trentino

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Attacco massiccio austro-ungarico per rompere le linee italiane, contenuto dall'esercito italiano.

9

Conquista di Gorizia

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Vittoria simbolica italiana sull'Isonzo, rappresenta un successo morale nonostante le perdite.

10

Nel ______, la Germania incrementò le sue attività belliche sottomarine, portando gli ______ ______ ad entrare nel conflitto mondiale.

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1917 Stati Uniti

11

A seguito delle rivoluzioni di ______ e ______, i ______ presero il controllo in Russia e firmarono la pace di -.

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febbraio ottobre bolscevichi Brest Litovsk

12

Entrata in guerra degli USA

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1917, USA entrano in guerra, rafforzano Alleati, influenzano crollo Imperi Centrali.

13

Battaglia di Vittorio Veneto

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1918, decisiva sconfitta austro-ungarica, contribuisce fine guerra su fronte italiano.

14

Proclamazione Repubblica di Weimar

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9 novembre 1918, abdicazione Guglielmo II, nascita repubblica tedesca post-imperiale.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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La neutralità italiana e le correnti interventiste

Nel 1914, all'apice delle tensioni che avrebbero scatenato la Prima Guerra Mondiale, l'Italia scelse di mantenere una posizione di neutralità, nonostante fosse legata alla Germania e all'Austria-Ungheria dalla Triplice Alleanza. Tale scelta fu motivata dal fatto che gli accordi prevedevano un intervento solo in caso di attacco diretto a uno degli alleati, e l'Italia interpretò l'azione dell'Austria-Ungheria contro la Serbia e l'invasione tedesca del Belgio come iniziative offensive, non difensive. La maggior parte della popolazione italiana era contraria al conflitto, preoccupata dalle possibili ripercussioni in termini di perdite umane e crisi economica. Tuttavia, emerse un movimento interventista, composto da nazionalisti, futuristi e parte del movimento socialista, che vedeva nella guerra un'opportunità per completare l'unità nazionale e per affermare la posizione internazionale dell'Italia.
Soldato italiano della Prima Guerra Mondiale in uniforme, elmetto verde oliva e fucile, con sfondo di paesaggio collinare.

Le posizioni politiche e sociali di fronte al conflitto

Il dibattito sull'intervento in guerra vide contrapposte diverse correnti politiche e sociali. I socialisti, guidati da figure come Filippo Turati, e i cattolici, rappresentati dal Partito Popolare di don Luigi Sturzo, sostenevano la neutralità, i primi per salvaguardare gli interessi della classe lavoratrice e i secondi per principi pacifisti. I liberali, con a capo Giovanni Giolitti, ritenevano l'Italia non pronta per un conflitto di tale portata e speravano in concessioni territoriali dall'Austria-Ungheria senza entrare in guerra. In contrasto, i nazionalisti e gli irredentisti, insieme a una frangia di socialisti rivoluzionari guidati da Benito Mussolini, che aveva abbandonato la posizione ufficiale del suo partito, sostenevano l'intervento, vedendo nella guerra un mezzo per rafforzare la nazione e per innescare una trasformazione sociale radicale.

L'entrata in guerra dell'Italia e le prime battaglie

La pressione degli interventisti e il sostegno del re Vittorio Emanuele III all'intervento portarono il governo di Antonio Salandra a firmare in segreto il Patto di Londra nell'aprile 1915, con il quale l'Italia si impegnava ad entrare in guerra al fianco dell'Intesa in cambio di promesse territoriali. Il parlamento italiano concesse al governo i pieni poteri e il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. Le prime operazioni militari si concentrarono sul fronte alpino e lungo il fiume Isonzo. Nonostante gli sforzi, le truppe italiane, costituite in gran parte da contadini e scarsamente addestrate, non riuscirono a ottenere successi decisivi contro le ben organizzate forze austro-ungariche.

La guerra totale: fronti militari e interni

La guerra si evolse in un conflitto totale che coinvolse non solo i militari ma anche la popolazione civile, con la mobilitazione di risorse economiche e l'impiego di propaganda per sostenere lo sforzo bellico. Nel 1916, sia sul fronte occidentale che su quello italiano, si verificarono offensive e controffensive che non portarono a cambiamenti significativi delle linee del fronte. In Italia, il generale Luigi Cadorna ordinò ripetute offensive sull'Isonzo, mentre l'Austria-Ungheria lanciò una massiccia controffensiva nel Trentino. Nonostante le pesanti perdite, l'esercito italiano riuscì a contenere l'avanzata austro-ungarica e a conseguire una vittoria simbolica con la conquista di Gorizia.

Il 1917: l'anno decisivo e la disfatta di Caporetto

Il 1917 si rivelò un anno di svolta: la Germania intensificò la guerra sottomarina, provocando l'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco dell'Intesa. In Russia, le rivoluzioni di febbraio e di ottobre portarono al potere i bolscevichi, che conclusero la pace di Brest-Litovsk con gli Imperi Centrali. Sul fronte italiano, l'offensiva congiunta austro-tedesca a Caporetto nell'ottobre 1917 inflisse una pesante sconfitta all'esercito italiano, che si ritirò in disordine fino al fiume Piave. Il generale Cadorna fu sostituito da Armando Diaz, e si formò un nuovo governo di unità nazionale sotto la guida di Vittorio Emanuele Orlando, con l'obiettivo di rafforzare la resistenza e la coesione nazionale.

La fine della guerra e il crollo degli imperi centrali

Nel 1918, la crescente superiorità materiale e umana degli Alleati, rafforzata dall'entrata in guerra degli Stati Uniti, determinò il crollo degli Imperi Centrali. Una serie di offensive alleate sul fronte occidentale costrinse i tedeschi alla ritirata, mentre in Italia l'esercito austro-ungarico subì una decisiva sconfitta nella Battaglia di Vittorio Veneto. L'armistizio di Villa Giusti tra Italia e Austria-Ungheria fu firmato il 3 novembre 1918, segnando la fine della monarchia austro-ungarica e la nascita della repubblica austriaca. In Germania, l'abdicazione dell'imperatore Guglielmo II il 9 novembre portò alla proclamazione della repubblica di Weimar e alla firma dell'armistizio l'11 novembre. L'Impero Ottomano, anch'esso sconfitto, si disgregò, portando alla formazione della Repubblica di Turchia.