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L'iconoclastia e la critica platonica dell'arte

L'iconoclastia e la critica platonica dell'arte come mimesi sono centrali nella comprensione della storia culturale. Platone vede l'arte come distante dalla verità, mentre Seneca e Cicerone valorizzano la capacità umana di riflettere il divino. La statua di Zeus di Fidia esemplifica l'arte che trascende la natura.

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1

Origine termine iconoclastia

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Deriva dal greco: 'icona' significa immagine e 'clastia' rottura.

2

Crisi iconoclasta periodo storico

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VIII-IX secolo nell'Impero Bizantino, immagini sacre viste come minaccia alla fede.

3

Rischio idolatria in iconoclastia

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Venerazione errata di immagini sacre, distrazione dal vero oggetto di culto divino.

4

Nel dialogo '______', Platone descrive l'arte come una forma di mimesis, un'imitazione della realtà.

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La Repubblica

5

Concetto di eikasia in Platone

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Livello più basso di conoscenza, legato alle illusioni sensoriali e all'inganno.

6

Risultato dell'arte come imitazione secondo Platone

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Confusione e inganno, distrazione dalla verità e dal bene.

7

Secondo ______, la scrittura serve a supportare la , ma non può rimpiazzare l' ______ e il ______ , fondamentali per l'indagine della verità e l'istruzione dell'.

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Platone memoria apprendimento attivo dialogo dialettico anima

8

Imitazione del divino in arte

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L'arte dovrebbe emulare l'ideale e il divino, non il mondo sensibile.

9

Effetti negativi dell'arte su emozioni e morale

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Arte che imita il sensibile può generare disordine emotivo e morale.

10

______, nel suo scritto 'Sulla Provvidenza', descrive le idee esemplari come modelli presenti nella mente ______.

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Seneca divina

11

______, nelle sue opere di retorica, afferma che l'artista crea ispirandosi a un ______ di bellezza che ha in mente.

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Cicerone ideale

12

Approccio artistico di Fidia

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Combina osservazione natura con ideazione intellettuale per stimolare contemplazione divina.

13

Influenza filosofica sull'arte

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Platone, Aristotele, Plotino discutono connessione tra bello sensibile e intellegibile.

14

Scopo dell'esperienza estetica

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Conduce verso comprensione metafisica attraverso rappresentazione ideale del divino.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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La natura dell'iconoclastia e il timore dell'idolatria

L'iconoclastia, dal greco "icona" (immagine) e "clastia" (rottura), si riferisce alla distruzione di immagini sacre, soprattutto in contesti religiosi, per evitare il rischio di idolatria, ovvero l'adorazione di immagini come se fossero divinità. Questa pratica è stata particolarmente rilevante in periodi storici come la crisi iconoclasta nell'Impero Bizantino (VIII-IX secolo), dove il culto delle immagini veniva visto come una minaccia alla purezza della fede. L'iconoclastia si basa sulla convinzione che le immagini sacre potrebbero essere erroneamente venerate, distogliendo l'attenzione dal vero oggetto di culto, che è divino e trascendente.
Statua greca antica in marmo bianco di figura maschile con abiti drappeggiati, viso danneggiato e senza braccia, su sfondo neutro.

Platone e la sua visione critica dell'arte come mimesis

Platone, nel suo dialogo "La Repubblica", esprime una visione critica dell'arte, in particolare della poesia e della pittura, considerandole forme di mimesis, ovvero imitazione della realtà. Secondo Platone, l'arte è due volte rimossa dalla verità: imita gli oggetti fisici che sono già copie delle Forme eterne e immutabili. Inoltre, l'arte può influenzare emotivamente e moralmente l'individuo, distorcendo la sua percezione della realtà. Pertanto, Platone propone una censura dell'arte nella sua città ideale, privilegiando la ricerca della verità attraverso la filosofia e l'educazione razionale.

Il ruolo delle technai e la condanna dell'imitazione artistica

Platone riconosce il valore delle technai, le abilità e le conoscenze tecniche degli artigiani e degli artisti, ma critica la loro tendenza a non andare oltre la produzione di imitazioni superficiali. Nel "Fedro" e nel "Sofista", Platone discute il concetto di eikasia, o immaginazione, che è il livello più basso di conoscenza, legato alle illusioni sensoriali. L'arte, in quanto imitazione, può quindi confondere e ingannare, allontanando l'individuo dalla comprensione della verità e del bene.

La divina mania del poeta e la scrittura come gioco

Nel "Fedro" e nelle "Leggi", Platone descrive il poeta come colui che è posseduto dalla mania divina, una forma di ispirazione che, sebbene possa produrre bellezza, non è frutto di una vera conoscenza. La scrittura è considerata un aiuto per la memoria, ma non un sostituto dell'apprendimento attivo e del dialogo dialettico, che Platone considera essenziali per la ricerca della verità e per l'educazione dell'anima.

La distinzione tra eikon e eidolon e l'arte come imitazione del divino

Platone distingue tra eikon, un'immagine che riflette la verità delle Forme, e eidolon, un'immagine ingannevole che allontana dalla realtà. L'arte dovrebbe aspirare a imitare non il mondo sensibile, ma il divino, cercando di elevarsi verso l'ideale. Tuttavia, la poesia e la pittura che si concentrano sul mondo sensibile sono spesso criticate per la loro capacità di creare disordine emotivo e morale.

La mente divina e umana in Seneca e Cicerone

Seneca e Cicerone, pur appartenendo alla tradizione stoica e all'umanesimo romano, offrono una visione più positiva dell'arte. Seneca, nel suo trattato "Sulla Provvidenza", parla delle idee esemplari come modelli interni alla mente divina, mentre Cicerone, nelle sue opere retoriche, sostiene che l'artista crea seguendo un ideale di bellezza presente nella sua mente. Questa visione è in contrasto con l'approccio platonico e suggerisce una maggiore fiducia nella capacità umana di riflettere il divino attraverso l'arte.

La bellezza tra statua e mente: il caso dello Zeus di Fidia

La statua di Zeus Olimpio, scolpita da Fidia, è un esempio di come l'arte possa trascendere la semplice imitazione della natura. Fidia ha selezionato le caratteristiche più ideali e belle per rappresentare la divinità, creando un'opera che stimola la contemplazione del divino. Questo approccio artistico, che combina l'osservazione della natura con l'ideazione intellettuale, è stato discusso da filosofi come Platone, Aristotele e Plotino, e rappresenta un tentativo di collegare il bello sensibile al bello intellegibile, offrendo un'esperienza estetica che può condurre verso la comprensione metafisica.