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Il Tempio di Giove Capitolino, simbolo della potenza di Roma antica, era dedicato alla Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva. Con le sue dimensioni imponenti e l'architettura innovativa, rifletteva l'ambizione dei Tarquini e segnava un'evoluzione culturale e religiosa, introducendo l'antropomorfizzazione delle divinità nella religione romana.
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Il Tempio di Giove Capitolino fu costruito nel VI secolo a.C. sul colle Capitolino, riflettendo l'ambizione e la potenza di Roma in epoca arcaica
Con una superficie di circa 3.000 metri quadrati e dimensioni di 53 metri per 62, il Tempio di Giove Capitolino era il più grande tempio di Roma e dell'Italia peninsulare per diversi secoli
Nonostante la scarsità di resti, i frammenti ritrovati e gli scavi archeologici hanno permesso di ricostruire la pianta del tempio e di apprezzarne l'architettura innovativa, che combinava elementi greci ed etruschi in una sintesi originale e distintamente romana
Il tempio presentava tre celle, ciascuna dedicata a una divinità della Triade Capitolina: Giove, Giunone e Minerva, confermato dagli scavi più recenti
Il tempio aveva una triplice fila di colonne sulla fronte e un colonnato sui lati, simile ai templi greci peripteri, ma si differenziava per il muro posteriore chiuso, senza colonne, che rifletteva le specifiche pratiche religiose romane
Il Tempio di Giove Capitolino si distingueva per la sua architettura innovativa, che può essere confrontata con altri templi coevi come il Tempio A e il Tempio B a Pirgi, evidenziando la varietà di stili architettonici dell'epoca
La costruzione del Tempio di Giove Capitolino segnò l'introduzione dell'antropomorfizzazione delle divinità e la transizione dalla precedente religione aniconica di Roma, riflettendo la crescita della cultura e della potenza romana
La statua di culto di Giove e la quadriga al culmine del tempio simboleggiavano l'aspirazione alla grandezza e alla maestosità di Roma, influenzando anche altri siti religiosi come il Tempio di Ritiana sull'Aventino
La Regia, ubicata all'interno del Foro Romano e presumibilmente la residenza del re, dimostra la persistenza delle tradizioni e la sacralità dello spazio urbano nel centro politico e religioso di Roma antica