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L'entrata dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale e le decisioni di Mussolini hanno segnato un punto di svolta nel conflitto. Dalla dichiarazione di guerra nel 1940, alle battaglie sul fronte africano e nei Balcani, fino alla resa nel 1943, scopri gli eventi chiave e le ripercussioni strategiche e territoriali che hanno influenzato il corso della guerra e il destino dell'Italia.
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L'Italia, guidata da Benito Mussolini, iniziò la Seconda Guerra Mondiale mantenendo una posizione di neutralità, ma il 10 giugno 1940 decise di entrare nel conflitto al fianco dell'Asse
Mussolini annunciò la scelta di entrare in guerra dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, con l'intento di assicurarsi un posto tra i vincitori al termine del conflitto
Nonostante le correnti interne contrarie alla guerra, il regime fascista riuscì a persuadere una parte della popolazione sulla necessità di questo passo
L'esercito italiano, non completamente preparato e con equipaggiamenti non all'altezza delle esigenze belliche, si trovò a combattere contro la Francia nella Battaglia delle Alpi Occidentali dal 21 al 23 giugno 1940
Dopo la sconfitta della Francia, l'Italia firmò l'armistizio il 24 giugno a Villa Incisa, accettando la smilitarizzazione di una zona di 50 km lungo il confine e cedendo alcune piccole aree di frontiera
Mussolini cercò di condurre una "guerra parallela" rispetto a quella tedesca, evitando di dipendere dall'aiuto di Hitler
Nonostante gli sforzi italiani di condurre una guerra indipendente, l'offensiva in Egitto si rivelò un insuccesso, rendendo inevitabile il supporto tedesco
Mentre la Germania pianificava l'invasione della Gran Bretagna, l'Italia si unì alla battaglia aerea, ma la RAF britannica riuscì a respingere i bombardamenti della Luftwaffe tedesca grazie all'utilizzo dei radar
L'espansionismo italiano nei Balcani iniziò con l'occupazione dell'Albania nell'aprile 1939 e l'attacco alla Grecia il 28 ottobre 1940, senza previa consultazione con la Germania
Le forze italiane incontrarono una resistenza inaspettatamente tenace e furono respinte fino in Albania, portando alla necessità di un intervento tedesco per stabilizzare la situazione
Dopo la firma dell'armistizio con gli Alleati il 3 settembre 1943, l'Italia si trovò in uno stato di confusione e disorganizzazione, mentre i territori di Venezia Giulia furono soggetti a persecuzioni e rappresaglie