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L'invasione dell'Etiopia da parte del fascismo italiano rappresenta un capitolo cruciale della storia del XX secolo. Sotto la guida di Mussolini, l'Italia perseguì un progetto imperialista ispirato all'Impero Romano, culminato nella conquista dell'Etiopia nel 1936. Questo evento ebbe ripercussioni significative, tra cui sanzioni internazionali, l'isolamento diplomatico dell'Italia e l'avvicinamento alla Germania nazista, oltre all'introduzione di politiche razziali e alla repressione dell'antifascismo.
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Il fascismo italiano, guidato da Benito Mussolini, mirava a ristabilire la grandezza dell'Italia ispirandosi all'Impero Romano
Il regime perseguiva un progetto imperialista, volto a espandere l'influenza italiana in Africa e nel Mediterraneo
L'Etiopia, non ancora soggetta al colonialismo europeo e confinante con le colonie italiane di Eritrea e Somalia, fu scelta come obiettivo per l'espansione imperiale
La guerra in Etiopia fu presentata come un'opportunità per stimolare l'industria bellica e per ridurre la disoccupazione attraverso la mobilitazione di truppe e l'emigrazione di civili
Il conflitto di confine a Ual Ual nel dicembre 1934 fu utilizzato come pretesto per giustificare l'aggressione militare, con la propaganda che ritraeva l'Etiopia come una terra da civilizzare
L'Italia invase l'Etiopia il 3 ottobre 1935, senza una dichiarazione di guerra formale, e Mussolini proclamò l'istituzione dell'Impero Italiano d'Africa Orientale il 5 maggio 1936
La Società delle Nazioni condannò l'invasione italiana dell'Etiopia e impose sanzioni economiche all'Italia
Mussolini utilizzò le sanzioni per fomentare il nazionalismo, presentando l'Italia come vittima di un complotto internazionale, e promosse l'autarchia e una raccolta di oro per sostenere l'economia
L'occupazione dell'Etiopia spinse l'Italia verso un isolamento internazionale e un'alleanza più stretta con la Germania nazista, deteriorando le relazioni con le potenze occidentali