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L'emigrazione minorile italiana tra il XIX e il XX secolo vide migliaia di bambini sfruttati in lavori estenuanti. Spazzacamini, venditori ambulanti e lavoratori in miniere e zolfare, i minori affrontavano condizioni lavorative inumane, senza adeguata tutela legale.
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La grave povertà in Italia durante il XIX e XX secolo ha spinto molti genitori a mandare i loro figli all'estero per cercare lavoro
A causa della mancanza di lavoro e delle difficoltà economiche, molti minori venivano affidati a impresari che li sfruttavano in lavori estenuanti e degradanti
Nonostante una circolare del 1834 che cercava di regolamentare lo sfruttamento minorile, la mancanza di efficaci misure di controllo ha permesso che questa pratica continuasse per anni
Molti bambini italiani venivano impiegati come suonatori ambulanti, venditori ambulanti o lavoratori nelle miniere e nelle zolfare in varie parti d'Europa
I bambini spazzacamini venivano reclutati già a otto anni e costretti a pulire canne fumarie in paesi come Francia e Inghilterra
In Sicilia, i "carusi" erano bambini impiegati nelle miniere di zolfo, dove lavoravano in condizioni inumane
Con l'avanzare dell'industrializzazione, il lavoro minorile si orientò sempre più verso il settore industriale in paesi come Inghilterra e Germania
La legislazione italiana, arretrata rispetto ad altri paesi europei, contribuì a perpetuare le condizioni di sfruttamento minorile all'estero
Le inchieste giornalistiche e il rapporto del console italiano a Lione hanno messo in luce la complicità delle autorità italiane nella tratta dei minorenni e nella mancanza di protezione legale per i minori