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L'emigrazione minorile italiana nel XIX e XX secolo

L'emigrazione minorile italiana tra il XIX e il XX secolo vide migliaia di bambini sfruttati in lavori estenuanti. Spazzacamini, venditori ambulanti e lavoratori in miniere e zolfare, i minori affrontavano condizioni lavorative inumane, senza adeguata tutela legale.

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1

Fenomeno emigrazione minorile Italia (XIX-XX secolo)

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Migliaia di bambini italiani emigrarono per lavoro a causa della povertà, spesso sfruttati in lavori duri e pericolosi.

2

Impresari e sfruttamento minorile

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Bambini affidati a impresari che li utilizzavano in attività estenuanti come suonatori, spazzacamini, venditori o minatori.

3

Circolare 1834 e mancanza di controllo

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Tentativo di regolamentazione dello sfruttamento minorile nel 1834, inefficace a causa dell'impoverimento post-Unificazione e scarsa applicazione.

4

I bambini ______ venivano assunti già a otto anni e mandati in nazioni come la ______ e l'______ per svolgere lavori pericolosi.

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spazzacamini Francia Inghilterra

5

Paesi con impiego minorile italiano nel settore ambulante

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Inghilterra e Germania: bambini italiani lavoravano come venditori di gelati e castagne.

6

Legislazione italiana su lavoro minorile e scuola

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Arretrata rispetto ad altri paesi europei, contribuiva a mantenere lo sfruttamento dei minori.

7

Condizioni di lavoro minorile italiano in Francia

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Bambini impiegati nelle vetrerie, condizioni di intenso sfruttamento e danni alla salute.

8

L'età minima per lavorare fu aumentata a ______ anni nel ______, mentre l'obbligo scolastico fu esteso fino alla sesta elementare nel ______.

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12 1902 1904

9

Condizioni lavorative bambini italiani nelle vetrerie francesi

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Terribili, sfruttamento minorile, indagini giornalistiche e consolari rivelano.

10

Ruolo delle autorità italiane nella tratta dei minorenni

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Complicità, mancata azione decisa, riconoscimento economico ai reclutatori.

11

I bambini emigrati spesso portavano ______ fisiche e ______ a causa delle dure condizioni di vita e lavoro.

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cicatrici psicologiche

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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Il Fenomeno dello Sfruttamento Minorile nell'Emigrazione Italiana tra Ottocento e Novecento

Durante la seconda metà del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, l'Italia assistette a un fenomeno di emigrazione di massa che coinvolse anche migliaia di bambini. A causa delle gravi condizioni di povertà, molti minori venivano affidati a impresari che li sfruttavano in lavori estenuanti e degradanti in varie parti d'Europa. Questi bambini, alcuni dei quali avevano appena 10 anni, erano impiegati come suonatori ambulanti, spazzacamini, venditori ambulanti o lavoratori nelle miniere e nelle zolfare, dove erano esposti a maltrattamenti e condizioni lavorative che ne minavano la salute e lo sviluppo. Una circolare del 1834 aveva cercato di regolamentare queste pratiche, ma l'impoverimento seguito all'Unificazione d'Italia e la mancanza di efficaci misure di controllo permisero che lo sfruttamento minorile continuasse.
Bambini e adolescenti in abiti d'epoca attendono in stazione, alcuni seduti su valigie, con treno a vapore sullo sfondo.

Le Varie Forme dell'Emigrazione Minorile Italiana

L'emigrazione minorile italiana si manifestava in molteplici forme. I bambini spazzacamini, ad esempio, venivano reclutati già a otto anni e inviati in paesi come Francia e Inghilterra, dove erano costretti a pulire canne fumarie in condizioni pericolose. I piccoli figurinai, provenienti soprattutto dalla provincia di Lucca, trasportavano pesanti cesti di statuette di gesso, vendendole per le strade fino a tarda notte. In Sicilia, i "carusi" erano bambini impiegati nelle miniere di zolfo, dove lavoravano in condizioni inumane. Nonostante le testimonianze e l'indignazione pubblica, queste pratiche continuarono per anni, in gran parte a causa dell'assenza di una tutela legale adeguata per i minori.

Lavoro Minorile e Industrializzazione nel Contesto Europeo

Con l'avanzare dell'industrializzazione e i cambiamenti nei modelli migratori, il lavoro minorile si orientò sempre più verso il settore industriale. In paesi come Inghilterra e Germania, i bambini italiani trovavano impiego come venditori ambulanti di gelati e castagne o come apprendisti barbieri. La legislazione italiana, arretrata rispetto a quella di altri paesi europei in materia di lavoro minorile e obbligo scolastico, contribuì a perpetuare le condizioni di sfruttamento. In Francia, ad esempio, i bambini italiani lavoravano nelle vetrerie, dove erano sottoposti a un sfruttamento intenso e dannoso per la loro salute.

Evoluzione della Legislazione Italiana sul Lavoro Minorile

La risposta legislativa italiana allo sfruttamento minorile fu tardiva e insufficiente. Solo nel 1886 fu introdotto il divieto di lavoro in fabbrica per i bambini al di sotto dei nove anni, e solo nel 1902 l'età minima fu innalzata a 12 anni. L'obbligo scolastico fu esteso alla sesta elementare nel 1904, ma rimase comunque inferiore agli standard europei, che prevedevano la fine dell'obbligo scolastico a 13 o 14 anni. Questo ritardo legislativo facilitò lo sfruttamento dei minori italiani all'estero, anche a causa della scarsa efficacia dei controlli da parte degli ispettori del lavoro.

Traffico di Minorenni e Inchieste Giornalistiche di Denuncia

Le inchieste giornalistiche di Ugo Cafiero e il rapporto del console italiano a Lione, Lionello Scelsi, misero in luce le terribili condizioni lavorative dei bambini italiani all'estero, in particolare nelle vetrerie francesi. Queste indagini svelarono le responsabilità politiche e sociali dietro la tratta dei minorenni e la complicità delle autorità italiane, che, riconoscendo ai reclutatori un ruolo economico, non intervennero con determinazione per porre fine a queste pratiche.

Impatto a Lungo Termine dell'Emigrazione Minorile

L'emigrazione minorile italiana ha lasciato un'impronta profonda, con ripercussioni durature sui bambini coinvolti e sulla società italiana nel suo complesso. Molti di questi minori, privati della loro infanzia e sottoposti a lavori pesanti, portarono con sé cicatrici fisiche e psicologiche per tutta la vita. La lentezza della risposta legislativa e la mancanza di un sistema di protezione sociale adeguato riflettono le difficoltà di un paese in piena trasformazione, incapace di tutelare i diritti fondamentali dei suoi cittadini più giovani e vulnerabili.