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L'Italia post-Prima Guerra Mondiale affrontò sfide territoriali e politiche. Il Patto di Londra e il Trattato di Versailles lasciarono insoddisfazioni, sfociate nella retorica della 'vittoria mutilata' e nell'occupazione di Fiume da parte di D'Annunzio, eventi che preludono all'ascesa del fascismo.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, l'Italia si trovò ad affrontare sfide sia sul piano interno che internazionale a causa delle sue aspettative territoriali non completamente soddisfatte
Durante il Trattato di Versailles, l'Italia ottenne alcune aree territoriali, ma dovette accettare un compromesso che non soddisfaceva le sue ambizioni
Le rivendicazioni territoriali italiane furono respinte a causa dell'opposizione di Woodrow Wilson e della resistenza della Jugoslavia
In Italia si diffuse il sentimento di insoddisfazione per gli esiti del trattato di pace, dando vita alla retorica della "vittoria mutilata"
Nel settembre 1919, Gabriele D'Annunzio guidò un'impresa non autorizzata occupando la città di Fiume, rivendicandola per l'Italia
L'occupazione di Fiume si concluse con il Trattato di Rapallo del 1920, contribuendo ad alimentare il clima di instabilità politica che avrebbe poi facilitato l'ascesa del fascismo in Italia