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Regole di ortografia e uso dell'apostrofo

L'ortografia italiana stabilisce norme precise per l'uso dell'apostrofo, distinguendo tra elisione e troncamento. L'accento grafico, diversamente, segnala la sillaba tonica nelle parole.

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1

Uso dell'apostrofo per l'elisione

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Indica omissione vocale atona finale di parola davanti a vocale o 'h' muta: 'l'albero', 'd'Italia'.

2

Esempi di elisione in parole specifiche

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Parole come 'quest'anno', 'quell'ora', forme imperative 'fa'', 'va'', 'sta'' subiscono elisione.

3

Troncamento con apostrofo eufonico o storico

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Alcune parole troncate hanno apostrofo per eufonia o storia: 'un po'', 'un mo''.

4

L'accento grafico è necessario in parole come 'caffè' o 'perché', che finiscono con una ______ accentata.

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vocale

5

L'apostrofo segnala l'______ di una vocale atona finale e non è legato all'accento ______.

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elisione tonico

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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Regole di ortografia e uso dell'apostrofo

L'ortografia della lingua italiana prevede regole precise per garantire la corretta scrittura dei testi. Tra queste, l'uso dell'apostrofo è fondamentale e si verifica in situazioni specifiche, come l'elisione, che consiste nell'omissione dell'ultima vocale atona di una parola quando questa precede un'altra parola che inizia per vocale o per "h" muta. L'apostrofo segnala tale elisione in esempi come "l'albero", "l'angelo", "l'ho detto" e "d'Italia". Anche alcune parole come "quest'anno", "quell'ora" e forme verbali imperative come "fa'", "va'", "sta'" subiscono l'elisione. È importante distinguere l'elisione dal troncamento, che non comporta l'uso dell'apostrofo e si verifica quando la vocale finale atona di una parola viene omessa senza che ci sia una vocale successiva, come in "bel fiore" o "gran lavoro". Tuttavia, alcune parole troncate possono assumere l'apostrofo per ragioni eufoniche o storiche, come "un po'" e "un mo'".
Libri antichi impilati su tavolo in legno con lente d'ingrandimento, segnalibri in tessuto, penna stilografica e calamaio in vetro.

Differenze tra accento grafico e apostrofo

L'accento grafico e l'apostrofo sono due segni diacritici utilizzati nell'ortografia italiana con scopi distinti. L'accento grafico serve a indicare la sillaba tonica di una parola e può essere acuto (é) o grave (è), a seconda della pronuncia aperta o chiusa della vocale accentata. Esso è obbligatorio in parole polisillabiche che terminano con una vocale accentata, come "caffè" o "perché", e può aiutare a distinguere parole omografe con significati diversi, come "pèsca" (frutto) e "pésca" (azione di pescare). L'apostrofo, invece, non ha a che fare con l'accento tonico, ma è impiegato per segnalare l'elisione di una vocale atona finale di fronte a una vocale iniziale della parola seguente, come già illustrato nel paragrafo precedente. È essenziale non confondere questi due segni, poiché hanno funzioni e regole di utilizzo ben distinte.