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Giovanni Verga, massimo esponente del verismo, ha lasciato un'impronta indelebile nella letteratura italiana. Attraverso 'I Malavoglia' e 'Mastro-don Gesualdo', affronta temi come la povertà e la resilienza, con uno stile che mescola realismo e poesia. La sua opera riflette le trasformazioni sociali del suo tempo, offrendo una critica sociale e una profonda comprensione dell'animo umano.
Giovanni Verga nacque a Vizzini, in Sicilia, nel 1840 e morì a Catania nel 1922
Trasferimento a Firenze e Milano
Dopo aver vissuto la sua infanzia in Sicilia, Verga si trasferì prima a Firenze e poi a Milano, dove venne influenzato dalla Scapigliatura
Influenza della Scapigliatura
Il fervore letterario della Scapigliatura influenzò Verga, ma egli si allontanò da tale corrente per sviluppare il proprio stile letterario
Dopo un periodo di attività letteraria, Verga si ritirò a Catania dove visse in solitudine fino alla morte
Il verismo è una corrente letteraria che si propone di descrivere la realtà senza abbellimenti, con un'attenzione alle dinamiche sociali e alle condizioni di vita delle classi meno abbienti
I Malavoglia
In questa opera, Verga esplora temi come la povertà, l'ambizione e la resilienza umana, utilizzando uno stile sobrio e diretto
Mastro-don Gesualdo
In questa opera, Verga esplora temi come la povertà, l'ambizione e la resilienza umana, utilizzando uno stile sobrio e diretto
La narrativa di Verga, pur essendo radicata nel verismo, trascende il mero realismo per toccare corde universali dell'esperienza umana, grazie alla sua sensibilità poetica e alla critica sociale presente nelle sue opere