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Le cause della Prima Guerra Mondiale

Le premesse della Prima Guerra Mondiale includono lo sviluppo economico e culturale europeo, il sistema di alleanze delicate e il nazionalismo crescente. La competizione coloniale e l'instabilità dei Balcani hanno contribuito alle tensioni che hanno portato all'attentato di Sarajevo e all'inizio del conflitto globale.

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1

Nazionalismo in ascesa

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Spinta verso l'indipendenza dei popoli sotto dominio russo e austro-ungarico.

2

Politica estera tedesca inizio XX secolo

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Germania cerca di sfidare il predominio britannico e rafforzare la propria posizione globale.

3

Rivendicazioni territoriali francesi

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Francia vuole recuperare Alsazia e Lorena, persi nella guerra franco-prussiana.

4

L'Europa era divisa in due blocchi: la ______ Alleanza (Germania, Austria-Ungheria, Italia) e la ______ Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia).

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Triplice Triplice

5

L'Italia, pur facendo parte della Triplice Alleanza, aveva obiettivi divergenti con l'Austria-Ungheria riguardo a ______ e ______.

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Trento Trieste

6

Imperi multinazionali nei Balcani

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Ottomano e Austro-Ungarico, diversi gruppi etnici e nazionali sotto un unico stato.

7

Aspirazioni indipendentiste balcaniche

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Gruppi etnici volevano autonomia da Ottomano e Austro-Ungarico.

8

Conseguenze delle guerre balcaniche

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Indipendenza stati balcanici, tensioni con imperi confinanti.

9

Il ______ 1914, l'uccisione dell'arciduca austro-ungarico ______ ______ e di sua moglie a ______ innescò la guerra.

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28 giugno Francesco Ferdinando Sarajevo

10

Scintilla della Prima Guerra Mondiale

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Assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando in Sarajevo scatenò il conflitto.

11

Effetto delle alleanze nella Grande Guerra

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Alleanze preesistenti trasformarono un conflitto locale in guerra globale.

12

Cambio di fronte dell'Italia nella Grande Guerra

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Dopo dibattito interno e Patto di Londra, Italia si alleò con Intesa contro Potenze Centrali.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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Le premesse della Prima Guerra Mondiale

Nel primo decennio del XX secolo, l'Europa era caratterizzata da un notevole sviluppo economico e culturale, ma anche da un sistema di alleanze politiche molto delicato. Il nazionalismo in ascesa spingeva molti popoli, specialmente quelli sotto il dominio degli imperi russo e austro-ungarico, a lottare per l'indipendenza. La Germania, sotto l'imperatore Guglielmo II, perseguiva una politica estera volta a sfidare il predominio britannico e a rafforzare la propria posizione in Europa e nel mondo. La Francia, dal canto suo, era animata dal desiderio di recuperare i territori dell'Alsazia e della Lorena, persi nella guerra franco-prussiana del 1870-1871. La competizione per il controllo delle colonie in Africa e Asia, insieme all'espansionismo giapponese che sfidava l'influenza americana nel Pacifico, contribuiva ad accrescere le tensioni internazionali.
Soldati in uniforme militare d'epoca con fucili e baionette in formazione davanti a tende da campo su terreno erboso.

Il sistema delle alleanze e la corsa agli armamenti

Le alleanze militari dell'epoca dividevano l'Europa in due blocchi contrapposti: la Triplice Alleanza, composta da Germania, Austria-Ungheria e Italia, e la Triplice Intesa, formata da Francia, Gran Bretagna e Russia. La Triplice Alleanza aveva lo scopo di contrastare la Francia e di contenere le ambizioni britanniche e russe. L'Italia, membro dell'alleanza, aveva però interessi contrastanti con l'Austria-Ungheria, soprattutto per le terre irredente di Trento e Trieste. La Triplice Intesa si opponeva alle politiche di Austria-Ungheria e Germania e mirava a salvaguardare gli interessi coloniali dei suoi membri. La corsa agli armamenti, stimolata dall'espansionismo coloniale e dalle rivendicazioni territoriali, era un chiaro segnale dell'instabilità europea e dell'alto rischio di un conflitto su larga scala.

I Balcani: la "polveriera" d'Europa

La regione dei Balcani era estremamente instabile all'inizio del XX secolo, spesso descritta come una "polveriera" a causa delle numerose tensioni etniche, religiose e nazionali. Popoli diversi erano costretti a convivere all'interno di imperi multinazionali come quello ottomano e quello austro-ungarico, e molti di questi gruppi aspiravano all'indipendenza. L'Impero ottomano, in declino, stava perdendo il controllo sui suoi territori balcanici, che erano anche ambiti da Austria-Ungheria e Russia. Le guerre balcaniche, che avevano portato all'indipendenza di vari stati della regione, non avevano placato le mire espansionistiche degli imperi confinanti, lasciando la regione in uno stato di costante tensione.

L'attentato di Sarajevo e l'ultimatum austriaco

Il 28 giugno 1914, l'assassinio dell'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando, e di sua moglie Sofia a Sarajevo per mano di Gavrilo Princip, un nazionalista serbo, fu l'evento scatenante della guerra. L'Austria-Ungheria, vedendo nella Serbia il promotore dell'attentato, inviò un ultimatum con richieste estremamente severe, che avrebbero compromesso la sovranità serba. La Serbia accettò la maggior parte delle condizioni, ma la sua risposta non fu ritenuta soddisfacente dall'Austria-Ungheria, che dichiarò guerra il 28 luglio 1914, dando inizio al conflitto.

L'inizio della Prima Guerra Mondiale e la neutralità italiana

L'Austria-Ungheria aveva previsto un conflitto limitato ai Balcani, ma la complessità delle alleanze e la tensione internazionale trasformarono rapidamente la situazione in una guerra su vasta scala. La mobilitazione russa in difesa della Serbia portò la Germania a schierarsi con l'Austria-Ungheria. Le dichiarazioni di guerra si susseguirono rapidamente, coinvolgendo la maggior parte delle potenze europee e segnando l'inizio della Prima Guerra Mondiale. L'Italia, invocando una clausola della Triplice Alleanza che la legava solo in caso di difesa contro un aggressore, dichiarò la propria neutralità, in quanto l'Austria-Ungheria era stata l'aggressore. Questa posizione di neutralità fu mantenuta per circa un anno, periodo durante il quale in Italia si sviluppò un intenso dibattito interno riguardo alla partecipazione al conflitto.