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L'ascesa di Giuliano l'Apostata segna un periodo di tentativo di restaurazione pagana nell'Impero Romano. Dopo la sua morte, le sue politiche anti-cristiane furono annullate e l'Impero vide l'ascesa di Gioviano e poi di Teodosio I, che consolidò il cristianesimo come religione di stato, segnando la fine del paganesimo.
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Giuliano l'Apostata, cugino di Costantino il Grande, fu cesare delle Gallie e successivamente imperatore romano
Restaurazione del culto pagano
Giuliano tentò di contrastare la tendenza cristianizzante dell'epoca promuovendo la filosofia neoplatonica e cercando di riformare il paganesimo
Limitazione dei diritti dei cristiani
Nonostante la sua politica di tolleranza religiosa, Giuliano limitò i diritti dei cristiani per ridurre il loro impatto sociale e politico
Giuliano si caratterizzò per la frugalità e l'adesione ai principi di giustizia e moderazione, in linea con l'ideale del "princeps" romano
Dopo la morte di Giuliano, l'Impero fu diviso tra Valentiniano I e Valente
La pressione degli Unni portò i Visigoti a ribellarsi contro l'Impero Romano, culminando nella catastrofica battaglia di Adrianopoli
Teodosio I adottò una politica di integrazione dei Visigoti, stabilendo un trattato che li insediava come alleati all'interno delle province danubiane
Teodosio I e Graziano promulgarono l'editto di Tessalonica nel 380, dichiarando il cristianesimo niceno religione di stato e intensificando la persecuzione delle altre fedi
L'editto di Tessalonica segnò un punto di non ritorno nel consolidamento del cristianesimo come religione dominante, con il potere della Chiesa cristiana ulteriormente rafforzato dalla penitenza pubblica imposta a Teodosio da Ambrogio
Dopo la morte di Valentiniano II, i nobili pagani tentarono di restaurare il paganesimo, ma furono sconfitti da Teodosio nella battaglia del Frigido, segnando la fine definitiva del paganesimo come forza politica nell'Impero