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La persecuzione delle streghe in Europa tra il Cinquecento e il Seicento rappresenta un oscuro capitolo della storia, caratterizzato da migliaia di esecuzioni, soprattutto di donne. Queste venivano accusate di stregoneria, malefici e patti diabolici, spesso a causa della loro conoscenza di pratiche mediche e riti pagani. Un fenomeno alimentato da misoginia e visioni distorte della moralità femminile.
Le accuse di stregoneria erano basate su presunti malefici e patti con il diavolo, nonché sulla partecipazione a sabba e riti considerati eretici dalla Chiesa cristiana
Donne
Le donne, in particolare quelle anziane, vedove o senza legami familiari maschili forti, erano le più colpite dalle accuse di stregoneria a causa della loro conoscenza di pratiche mediche tradizionali e di antichi riti pagani
Numero di vittime
Stime storiche suggeriscono che circa 40.000-60.000 persone furono giustiziate per stregoneria tra il XVI e il XVII secolo, con una schiacciante maggioranza di donne tra le vittime
La caccia alle streghe si inserisce in un contesto storico-religioso complesso, segnato da tensioni politiche e conflitti religiosi
La caccia alle streghe era vista come una minaccia diretta all'ordine cristiano e alla società stessa in un'epoca in cui la religione permeava ogni aspetto della vita quotidiana
La Riforma protestante e la Controriforma cattolica contribuirono a intensificare la lotta contro l'eresia e, di conseguenza, contro la stregoneria
Malleus Maleficarum
Opere come il "Malleus Maleficarum", pubblicato nel 1487, fornirono una sorta di manuale per l'identificazione e la persecuzione delle streghe, influenzando profondamente l'atteggiamento verso questo fenomeno
La caccia alle streghe fu spesso utilizzata come strumento di controllo sociale e di affermazione del potere da parte delle autorità laiche e religiose