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Il Positivismo, con la sua enfasi sul metodo scientifico e il progresso, ha influenzato la letteratura dell'Ottocento, dando vita al Naturalismo e al Verismo. Autori come Émile Zola e Giovanni Verga hanno esplorato le condizioni sociali e le dinamiche umane con uno stile narrativo realistico e incisivo, utilizzando il linguaggio popolare e dialettale per una rappresentazione fedele della realtà.
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Auguste Comte ha fondato il Positivismo come corrente filosofica dominante nella seconda metà del XIX secolo
Il Positivismo sosteneva l'uso del metodo scientifico per comprendere e organizzare la società
Il Positivismo promuoveva un ottimismo riguardo al progresso umano e tecnologico, riflettendosi nella letteratura dell'epoca
Il Realismo si orientava verso una descrizione accurata della realtà, con una particolare attenzione alla precisione dei dettagli
La teoria dell'evoluzione di Darwin, che proponeva il concetto di selezione naturale, influenzava la percezione della condizione umana nella letteratura dell'Ottocento
Il Naturalismo, con esponenti come Émile Zola, applicava il metodo scientifico all'analisi della società, esplorando le condizioni di vita delle classi meno agiate e le determinanti ambientali e biologiche del comportamento umano
Il Verismo, con autori come Giovanni Verga e Luigi Capuana, enfatizzava una visione critica del progresso e delle sue conseguenze sulle classi subalterne, in particolare nella "Questione meridionale"
Giovanni Verga, nato a Catania nel 1840, è considerato il massimo esponente del Verismo italiano, con opere come "I Malavoglia" e "Mastro-don Gesualdo"
Le opere di Verga si distinguono per l'adozione di uno stile narrativo che mira a una rappresentazione autentica della realtà sociale, con l'utilizzo di espressioni dialettali e modi di dire popolari
Verga, pur condividendo l'attenzione per le dinamiche sociali e la descrizione accurata della realtà, enfatizza una visione critica del progresso e delle sue conseguenze sulle classi subalterne