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L'espansione del potere imperiale a Roma vide imperatori come Augusto e Vespasiano riformare la diplomazia e il Senato, estendendo l'influenza romana e consolidando il principato. Le riforme fiscali e le politiche provinciali di Vespasiano, inclusa l'estensione dello ius Latii in Spagna, furono cruciali per la stabilità e l'integrazione dell'Impero.
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L'imperatore romano aveva il potere di stipulare trattati autonomamente, consolidando ulteriormente la sua autorità nella gestione delle relazioni estere
In qualità di princeps senatus, l'imperatore aveva il potere di convocare e presiedere il Senato, influenzando le decisioni senatorie e riflettendo la transizione da una repubblica a un principato
Le riforme di Vespasiano miravano a istituzionalizzare e legittimare il suo principato, rafforzando il suo potere e enfatizzando la sua centralità nel sistema politico romano
L'imperatore romano aveva il potere di estendere i confini del pomerio, simboleggiando la crescita e la prosperità della città di Roma
L'imperatore aveva un ampio potere discrezionale, che gli consentiva di agire nell'interesse dello Stato e nel rispetto delle tradizioni e della dignità della res publica
L'imperatore romano era esente da alcune leggi e plebisciti, ma non era completamente al di sopra della legge, come riflette la dualità della settima clausola
Vespasiano introdusse nuove tasse e migliorò il sistema di riscossione dei tributi per finanziare le necessità dello Stato, come il mantenimento dell'esercito e la ricostruzione di città danneggiate
Vespasiano sostenne le arti e promosse l'integrazione delle province nell'Impero, estendendo lo ius Latii alla Spagna per favorire l'assimilazione delle comunità provinciali e promuovere la romanizzazione