La poetica di Giovanni Pascoli

La Visione del Mondo e la Poetica di Giovanni Pascoli

Giovanni Pascoli, poeta italiano di fine Ottocento, elabora una visione del mondo e una poetica profondamente influenzate dalle sue esperienze personali, in particolare dalla perdita prematura di membri della sua famiglia, e dalla crisi culturale del suo tempo. Il tramonto del Positivismo e la conseguente perdita di fiducia nelle certezze scientifiche lo inducono a cercare rifugio nel calore degli affetti familiari e a interpretare la realtà come un mistero inafferrabile. Questo senso di alienazione si riflette nella sua convinzione che l'inesorabilità del "nulla" attenda l'umanità. La sua poesia assume quindi una funzione consolatoria, offrendo conforto sia all'autore che ai lettori attraverso la contemplazione del quotidiano e la riscoperta di valori semplici e genuini.

Il "Fanciullino" e la Funzione della Poesia

Pascoli introduce il concetto del "fanciullino" come metafora della capacità di meravigliarsi e di guardare il mondo con occhi nuovi, una qualità che egli ritiene sia presente in ogni individuo ma che il poeta, in particolare, riesce a preservare e a valorizzare. La poesia, per Pascoli, diventa un mezzo per esprimere questa visione pura e ingenua, non finalizzata a scopi pratici ma piuttosto a evocare emozioni, promuovere valori universali come la bontà, l'amore e la fratellanza, e a fungere da ponte per superare le divisioni sociali. In questo senso, la poesia di Pascoli si carica di un valore etico e sociale, proponendosi come veicolo di un socialismo umanitario che mira all'armonia e all'unione tra gli uomini.