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La volontà, per Arthur Schopenhauer, è il motore dell'esistenza, una forza cieca che genera desiderio e sofferenza. Il filosofo tedesco esplora come l'arte e l'ascesi possano offrire vie di fuga da questo ciclo incessante, proponendo una visione profondamente pessimistica ma con spiragli di redenzione.
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La volontà è identificata da Schopenhauer come la realtà ultima al di là dell'apparenza fenomenica
Secondo Schopenhauer, la volontà è una forza che permea ogni aspetto della realtà e spinge gli esseri viventi verso la vita e l'azione
Schopenhauer sostiene che il dolore e il desiderio sono esperienze fondamentali dell'esistenza umana, poiché sono manifestazioni della volontà di vivere
Schopenhauer considera il corpo umano come il luogo in cui la volontà si manifesta attraverso pulsioni come la fame, la sete e il desiderio sessuale
Secondo Schopenhauer, la volontà di vivere si estende oltre l'individuo e mira alla perpetuazione della specie, influenzando ogni fenomeno naturale
Schopenhauer vede il corpo umano come un mezzo attraverso cui la volontà si manifesta nella lotta per l'autoconservazione e la perpetuazione della specie
Schopenhauer distingue tra il mondo fenomenico, soggetto ai principi di individuazione e ragion sufficiente, e il mondo come volontà, che è l'essenza irrazionale e intrinseca di ogni cosa
Secondo Schopenhauer, il mondo come volontà è eterno, universale e indifferente, non soggetto alle limitazioni del tempo, dello spazio e della causalità
Schopenhauer vede l'esistenza umana come un ciclo di desiderio e dolore, poiché la volontà è insaziabile e la felicità è effimera e illusoria