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Cesare Beccaria, con il suo trattato 'Dei delitti e delle pene', rivoluziona il diritto penale promuovendo pene proporzionate e umane. Critica la pena di morte e la tortura, proponendo un sistema giuridico basato su giustizia e umanità, con l'obiettivo di prevenire il crimine e rieducare il reo.
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La pena deve essere immediata per creare un legame tra crimine e conseguenza
La pena deve essere certa per agire come deterrente contro la criminalità
La pena deve essere proporzionata al crimine per garantire una risposta equa da parte dello Stato
Le pene devono essere proporzionate alla gravità del reato
Le pene devono essere ridotte al minimo necessario per raggiungere l'obiettivo di prevenzione del crimine
La pena deve essere vista come un mezzo per mantenere l'ordine sociale e prevenire ulteriori delitti
Beccaria combina l'umanitarismo e l'utilitarismo per mettere in discussione la legittimità e l'efficacia della pena di morte
Beccaria suggerisce alternative alla pena di morte, come la reclusione a vita, ritenuta più efficace nel dissuadere i potenziali criminali
Beccaria riconosce la severità della pena di morte, ma la critica come una punizione estrema e inefficace nel prevenire il crimine
Beccaria denuncia il sistema penale del suo tempo come eccessivamente punitivo e basato su metodi spettacolari
Beccaria critica l'uso della tortura e delle pene corporali come metodi barbari e inefficaci nel prevenire il crimine
Beccaria cerca di persuadere i legislatori e l'opinione pubblica con argomentazioni razionali sull'utilità delle pene eccessivamente severe