La nascita della lingua italiana

Le origini e l'evoluzione della lingua italiana

La lingua italiana ha le sue radici nel latino volgare, la forma parlata del latino che si differenziava dalla variante letteraria utilizzata dalle classi colte. Dopo la caduta dell'Impero Romano, il latino volgare subì un processo di frammentazione e regionalizzazione, evolvendo in diverse lingue romanze. In Italia, la situazione era particolarmente complessa a causa della varietà di dialetti e della persistente influenza del latino classico. Il volgare italiano iniziò a emergere come lingua letteraria nel Medioevo, con documenti come la Carta capuana del 960 che attestano l'uso di una forma primitiva di italiano scritto. Tuttavia, la standardizzazione della lingua fu un processo lungo, influenzato da fattori politici, culturali e sociali.

L'impatto della letteratura francese sulle origini della letteratura italiana

La nascente letteratura italiana fu notevolmente influenzata dalle tradizioni letterarie francesi, in particolare dalla poesia lirica dei Trovatori della lingua d'oc e dalle chansons de geste della lingua d'oil. Queste influenze si riflettono nella poesia siciliana e toscana, con la presenza di temi cavallereschi e cortesi. L'arrivo dei Trovatori in Italia, in seguito alla repressione della crociata albigese, contribuì a diffondere la poesia d'amore cortese, che avrebbe lasciato un'impronta duratura sulla letteratura italiana.

La poesia religiosa e l'apporto di San Francesco d'Assisi

Il Duecento vide un fiorire di letteratura religiosa, sia in ambito colto che popolare, grazie all'influenza degli ordini mendicanti, in particolare francescani e domenicani. San Francesco d'Assisi, con il suo "Cantico delle Creature", scritto in volgare umbro, fornì un esempio precoce e influente di poesia religiosa in lingua italiana. La lauda, un genere di canto religioso popolare, si diffuse ampiamente e trovò in Jacopone da Todi un esponente di spicco, noto per la sua intensa spiritualità e la sua critica alle istituzioni ecclesiastiche.

La Scuola Siciliana e l'affermazione della poesia colta in volgare

La Scuola Siciliana, attiva alla corte di Federico II di Svevia, rappresentò un momento cruciale per la poesia colta in volgare italiano. I poeti siciliani, influenzati dalla lirica provenzale, contribuirono alla creazione di una koinè letteraria e all'introduzione di forme metriche come il sonetto, ideato da Jacopo da Lentini. Sebbene la loro poesia fosse spesso caratterizzata da un linguaggio artificioso, la Scuola Siciliana gettò le basi per lo sviluppo di una tradizione poetica italiana unitaria.

La Scuola Toscana e l'innovazione del "Dolce Stil Novo"

La Scuola Toscana, che emerse dopo il declino degli Svevi, assimilò e trasformò l'eredità della Scuola Siciliana, introducendo tematiche politiche e religiose. Guittone d'Arezzo fu tra i principali esponenti di questa fase di transizione. Il "Dolce Stil Novo", termine coniato da Dante Alighieri, rappresentò un'ulteriore evoluzione, caratterizzata da un linguaggio più raffinato e da una concezione dell'amore come mezzo di purificazione e ascensione spirituale. Poeti come Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti furono figure chiave di questo movimento, che influenzò profondamente la letteratura italiana successiva.

La corrente comico-realistica e l'opera di Cecco Angiolieri

In parallelo al Dolce Stil Novo, si sviluppò una corrente letteraria comico-realistica che esplorava gli aspetti più terreni e quotidiani dell'esistenza. Questa tradizione trovò espressione nei versi di Cecco Angiolieri, il cui stile diretto e irriverente anticipò alcuni dei temi e delle tecniche narrative che sarebbero stati sviluppati da autori come Giovanni Boccaccio e dal Dante della "Commedia". La poesia comico-realistica rappresentò un importante controcanto alla lirica stilnovista, arricchendo il panorama letterario italiano con la sua vivace rappresentazione della vita popolare.