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Le ripercussioni del dopoguerra in Italia segnarono una crisi economica e sociale profonda. Dopo la Prima Guerra Mondiale, l'Italia affrontò inflazione e disoccupazione, sfociando nel biennio rosso e nell'ascesa del fascismo.
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La Prima Guerra Mondiale ha causato circa 600.000 vittime italiane e numerosi feriti e invalidi
Economia di guerra
L'Italia si trovò a dover affrontare un debito contratto per finanziare la guerra e un'alta inflazione dovuta all'aumento dei costi della vita durante il conflitto
Transizione a un'economia di pace
La transizione dall'economia di guerra a una di pace fu difficile e portò a riduzioni salariali, licenziamenti e difficoltà di reinserimento nel mondo del lavoro per molti soldati di ritorno
I contadini, che avevano sperato nella distribuzione delle terre dopo la guerra, si trovarono delusi dalle promesse non mantenute
La crisi economica post-bellica colpì duramente la classe operaia e agricola, portando a licenziamenti, salari insufficienti e concorrenza dei prodotti agricoli americani
Le difficoltà economiche portarono a una riduzione dei diritti dei lavoratori, che si trovarono a fronteggiare condizioni di lavoro precarie e salari bassi
Il malcontento causato dalla crisi economica portò a un aumento dell'adesione a ideologie politiche radicali, come il comunismo e il fascismo
Il biennio 1919-1920, conosciuto come "biennio rosso", fu caratterizzato da intense proteste, occupazioni di fabbriche e terre, e rivolte che portarono a conquiste significative per i lavoratori
Le agitazioni sociali del biennio rosso portarono alla formazione dei primi partiti comunisti in Italia, ispirati dalla Rivoluzione russa del 1917
Di fronte alla minaccia di una rivoluzione, la classe dirigente e la borghesia si orientarono verso strategie autoritarie e repressive, come il sostegno al movimento fascista