Miti e epopee antiche

La persecuzione degli Ebrei in Egitto e la nascita di Mosè

Il libro dell'Esodo, secondo testo della Bibbia ebraica, descrive il periodo di schiavitù degli Ebrei in Egitto, segnato dall'ascesa di un faraone che non riconosceva i meriti di Giuseppe, un tempo viceré d'Egitto. Questo faraone, preoccupato dall'aumento demografico degli Ebrei, temeva che potessero diventare una minaccia interna. Per sopprimerne l'influenza, li ridusse in schiavitù e li costrinse a edificare città come Pitom e Ramses. Nonostante le dure condizioni, la popolazione ebraica continuò a prosperare, spingendo il faraone a decretare la morte di ogni neonato maschio ebreo. Le levatrici ebree, però, rispettando un ordine morale superiore, salvarono molti di questi bambini, sfidando l'editto regale.

La salvezza di Mosè e l'intervento divino

In questo clima di terrore, nasce Mosè, figlio di Amram e di Iochebed della tribù di Levi. Per proteggerlo dall'editto faraonico, sua madre lo nasconde per tre mesi e poi lo pone in un cestino di papiro sulle rive del Nilo. La sorella di Mosè, Miriam, vigila a distanza. Il cestino viene scoperto dalla figlia del faraone, che, mossa da compassione, decide di adottare il bambino. Miriam si offre di trovare una nutrice ebraica, che non è altri che la madre di Mosè. In questo modo, Mosè viene allattato e cresciuto dalla propria madre e successivamente viene introdotto a corte, dove riceve un'educazione egizia. Il nome Mosè, che in egizio significa "figlio" e che è stato interpretato in ebraico come "tratto fuori" (dalle acque), prefigura il suo ruolo futuro di condottiero e liberatore del popolo ebraico.

L'epopea di Gilgamesh: l'amicizia e la perdita

L'Epopea di Gilgamesh, uno dei più antichi poemi epici della letteratura mondiale, narra le gesta del re Gilgamesh di Uruk e del suo amico Enkidu. Enkidu, inizialmente una creatura selvaggia, viene civilizzato e diventa l'amico fraterno di Gilgamesh. Insieme affrontano numerose avventure, tra cui la lotta contro il guardiano della foresta di cedri, Humbaba. Dopo aver rifiutato le avances della dea Ishtar, Enkidu viene colpito da una malattia fatale inviata dagli dei come punizione. La morte di Enkidu getta Gilgamesh in una profonda crisi esistenziale, spingendolo a intraprendere un viaggio alla ricerca dell'immortalità. Il poema esplora temi come l'amicizia, la mortalità e la ricerca del significato della vita.

La critica omerica e l'analisi dell'epica

L'Iliade e l'Odissea, attribuite tradizionalmente al poeta greco Omero, sono state oggetto di analisi e dibattiti accademici per secoli. La "questione omerica" riguarda l'autorialità e la composizione dei poemi. La scuola analista sostiene che le opere siano il risultato di un lungo processo di trasmissione orale e di successiva redazione scritta da parte di diversi autori. Al contrario, la scuola unitaria attribuisce i poemi a un singolo autore, Omero. Gli studi di Milman Parry e Albert Lord hanno evidenziato l'importanza delle formule e delle strutture ripetitive tipiche della poesia orale, suggerendo che i poemi omerici siano stati composti in questo modo. La questione omerica rimane aperta, ma l'analisi dei poemi continua a fornire intuizioni sulla società greca antica e sulle origini della letteratura occidentale.

Il mito e la sua influenza culturale

I miti di Mosè e Gilgamesh, insieme all'epica omerica, hanno avuto un impatto profondo sulla cultura occidentale. Questi racconti mitologici non solo narrano le vicende di eroi e divinità, ma riflettono anche le aspirazioni, i valori e le credenze delle civiltà che li hanno creati. L'analisi di questi testi permette agli studenti di approfondire la comprensione delle radici storiche e culturali che hanno influenzato il mondo antico e che continuano a esercitare la loro influenza sul pensiero e sulla letteratura contemporanea. Attraverso lo studio dei miti, possiamo esplorare le dimensioni universali dell'esperienza umana, come il coraggio, la giustizia, l'amore e la ricerca del senso della vita.