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L'ascesa di Giovanni Giolitti segnò un'epoca di riforme sociali in Italia, con la regolamentazione del lavoro e la protezione dei lavoratori. Le sue politiche di conciliazione e dialogo con sindacati e forze politiche, come socialisti e cattolici, hanno contribuito a plasmare l'età giolittiana, un periodo di progresso sociale ma anche di tensioni.
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La politica estera espansionistica dei governi di Depretis e Crispi portò alla sconfitta italiana nella battaglia di Adua e alla crisi del prestigio nazionale
Le difficili condizioni economiche e le tasse sui beni di consumo provocarono malcontento e agitazioni tra i ceti più poveri
Le autorità risposero con misure repressive, ma ciò non impedì l'assassinio del re Umberto I da parte dell'anarchico Gaetano Bresci nel 1900
Il governo Zanardelli-Giolitti introdusse riforme per regolamentare il lavoro femminile e minorile e per fornire protezione ai lavoratori
Il Consiglio superiore del lavoro fu istituito per mediare tra le diverse categorie lavorative e favorì la crescita delle organizzazioni sindacali
Giolitti perseguì una politica di inclusione sociale e instaurò un dialogo costruttivo con le forze politiche emergenti, come i socialisti e i cattolici
Nonostante le riforme e il riconoscimento dei sindacati, i conflitti tra lavoratori e imprenditori continuarono a manifestarsi durante l'età giolittiana
Giolitti adottò una politica di non intervento nelle dispute lavorative, privilegiando il dialogo e la mediazione
La strategia politica di Giolitti era volta a rafforzare lo Stato liberale attraverso l'integrazione delle diverse correnti politiche, in particolare quelle socialiste e cattoliche