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La poetica di Giacomo Leopardi si fonda sul vago e sull'indefinito, esplorando la condizione umana e il desiderio di infinito. L'idillio 'L'infinito' e 'La ginestra' sono esempi chiave del suo pensiero, che evolve da un pessimismo storico a un cosmico, culminando in un'utopia di solidarietà umana.
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Leopardi sostiene che l'uomo aspira a un piacere infinito, ma si trova di fronte alla realtà dei piaceri finiti e transitori offerti dalla vita
Elementi vaghi e indefiniti come stimolo per l'immaginazione
Leopardi sostiene che la natura offre un'illusione di infinito attraverso elementi vaghi e indefiniti, come il suono lontano di un flauto o la vista di un orizzonte celato da una siepe, che stimolano l'immaginazione umana
La trascendenza dei limiti del reale
Grazie all'immaginazione, stimolata da elementi vaghi e indefiniti, Leopardi crede che l'uomo possa trascendere i limiti del reale e avvicinarsi a una dimensione di sogno e di infinito, in cui il desiderio umano può trovare una temporanea consolazione
In questa lirica, Leopardi narra di un momento di profonda contemplazione innescato dalla vista di una siepe che gli impedisce di vedere l'orizzonte, diventando il catalizzatore per l'immaginazione che si espande nell'interiorità del poeta
Attraverso la percezione di suoni e immagini sfumate e indistinte, come il fruscio del vento tra le piante, Leopardi si avvicina a una sensazione di infinito, quasi trascendendo i confini fisici e temporali per immergersi in un'immensità senza fine
Nel 1816, Leopardi abbandona l'erudizione classica a favore della ricerca del bello
Nel 1819, Leopardi passa dall'ideale del bello a quello del vero
Tra il 1819 e il 1824, il pessimismo storico di Leopardi si evolve verso un pessimismo cosmico, in cui la natura diventa una forza maligna e la felicità umana diventa irraggiungibile
Nella fase successiva al 1824, Leopardi approfondisce il suo pessimismo cosmico, vedendo l'infelicità come una condizione esistenziale universale e ineludibile, radicata nella natura stessa dell'uomo
Nelle sue ultime opere, Leopardi adotta uno stile anti-idillico e astratto, focalizzato sul pensiero puro, dove le illusioni consolatorie cedono il posto a una cruda accettazione della realtà
"La ginestra", uno dei capolavori tardivi di Leopardi, pubblicato postumo nel 1845, riflette la maturazione del suo pensiero e la sua capacità di trovare, anche in una visione pessimistica della condizione umana, spunti per un'utopia basata sulla solidarietà e sulla condivisione di un destino comune