La riforma teatrale
Goldoni portò un teatro differente e sicuramente più flessibile. Goldoni si impegnava a diffondere anche in edizione cartacea adattando le sue composizioni al formato stampa e raggiungendo chiunque. I fatti che narrava erano strettamente legati al quotidiano, voleva infatti portare in scena la realtà che, a causa della “commedia dell’arte”, non veniva più rappresentata. Inoltre i personaggi delle sue opere non parlavano solo italiano ma utilizzavano anche il dialetto veneziano. Prima di arrivare alla riforma vera e propria del teatro, Goldoni tentò svariati stili e cambiò spesso il modo di rappresentare fatti e personaggi.
Periodizzazione
Goldoni affrontò varie fasi nella sua produzione teatrale, sperimentando costantemente. In una prima fase si interfacciò alla commedia dell’arte che repentinamente ripudiò poiché non ne accettava le regole. Questo rifiuto lo portò ad attuare una riforma teatrale dalla quale egli stesso, nel corso delle sue produzioni teatrali a causa della sua sensibilità verso altri stili di narrazione come libretti melodrammatici o drammi giocosi.
Le classi sociali
Carlo Goldoni aveva il desiderio di un mondo razionale dove venivano considerate importanti le gerarchie sociali che presupponevano le nette differenze tra nobili, borghesi e appartenenti al popolo. Questa sua razionalità, però, non gli impediva di riconoscere che le gerarchie sociali non erano esenti da conflitti. Infatti per stemperare queste problematiche, nelle sue opere teatrali ammetteva la rivalsa di un individuo indipendentemente dal proprio ceto di appartenenza. Tra le classi sociali maggiormente rappresentate nelle opere di Goldoni, vi erano i borghesi, mentre i nobili venivano dipinti come privi di valori. Questa scelta rappresentava però un’inquietudine dell’autore stesso che rincorre stili ed ideali per rendere il teatro quanto più distaccato dai generi dell’epoca. In ogni sua opera teatrale, Goldoni si impegnava a diffondere una morale, dando quindi alle sue opere e ai suoi figuranti, un carattere pedagogico.
Il teatro e il mondo
La riforma del teatro di Goldoni arriva in un periodo di forte crisi delle commedie veneziane. Goldoni capì che era la semplicità a conquistare il pubblico: la rappresentazione di storie d’amore condizionate da norme e ostacolate dallo scompiglio delle regole delle classi sociali portavano turbamento nel pubblico che veniva poi placato dal lieto fine che Goldoni serviva al termine delle vicende. La bravura dell’autore fu quella di mettere in scena la semplice realtà, dai pregi e difetti dei personaggi, alle situazioni sia allegre che caotiche che affascinavano lo spettatore, dando vita al quotidiano vero e proprio sciolto da qualsiasi stereotipo o maschera.
Le opere
Le tragicommedie
La storia teatrale di Goldoni inizia nel 1734 con le tragicommedie. Goldoni, però, non apprezzava il modo in cui venivano rappresentate perciò iniziò a produrre le sue tragicommedie come “Belisario”, “Don Giovanni Tenorio”, “Rinaldo di Mont’Albano” e “Giustino”. Scrisse anche tragicommedie romanzesche come “Trilogia persiana”, “Abate Chiari”, “La peruviana” e “La bella selvaggia”.
Le prime tre commedie
Goldoni scrisse le sue prime tre commedie nel 1738 e furono “Momolo cortesan”, “Il Momolo sulla Brenta” e “Il mercante fallito”. Nel 1743 pubblicò “La donna di garbo” che aveva personaggi veri e tutte le parti scritte. Nel 1745 realizzò “Il servitore di due padroni” con la presenza di figure della commedia dell’arte. Riesce a trovare il pieno compromesso con “La famiglia dell'antiquario", commedia che narra della relazione tra una suocera e una nuora di diversi ceti sociali.
Il teatro comico e le sedici commedie
Goldoni si avvicina allo stile della commedia, componendo per prima “Il teatro comico” (1750). Successivamente, compose “Il bugiardo” e “La bottega del caffè” che hanno in comune l’enfatizzazione del protagonista da parte degli altri personaggi secondari e minori.La sua commedia più famosa fu certamente “La locandiera”, scritta tra il 1750 e il 1753 con protagonista Mirandolina, personaggio complesso e affascinante che affronta qualsiasi vicissitudine pur di vivere secondo le sue regole e mantenere, al contempo, una buona reputazione. “La finta ammalata”, al contrario, raffigura una donna che finge costantemente pur di essere al centro dell’attenzione.
Le tragedie romanzesche
L’autore passa, poi, alle tragedie romanzesche anche se raccolse ottimi riscontri da due commedie in particolare: “Il campiello” (1755), commedia sulla vita del popolo in una piazza di Venezia e “Gl’innamorati” (1759) che parla dei tormenti amorosi con una vena comica.
La trilogia della villeggiatura e le commedie di ambientazione veneziana
In questa trilogia di commedie raggruppate sotto il nome di “Trilogia della villeggiatura” Goldoni affronta temi impegnativi come l’amore che stravolge qualsiasi cosa e la cattiva gestione delle finanze.Tra il 1760 e il 1762 Goldoni produsse commedie ambientate a Venezia come “I rusteghi”, “Sior Todero brontolon” “Le baruffe chiozzotte” e “Una delle ultime sere di carnovale”
Il ritorno forzato alla recitazione a soggetto
Durante il suo soggiorno a Parigi, Goldoni ritornò alla recitazione a soggetto con la commedia “Il ventaglio” che fu il punto di rottura tra l’autore e il teatro dei comici italiani.
Due commedie in francese ed i libretti
Goldoni produsse due commedie in lingua francese “Le bourru bienfaisant” e “L’avare fastueux” che non riscossero molto successo. Infine, la sua produzione teatrale viene completata dai libretti. Si dividevano in: 4 libretti per opere serie e 46 libretti per opere giocose.