La stesura e la revisione di Gerusalemme liberata
L’autore continuava la stesura del suo poema epico, ancora senza titolo, che fu concluso nel 1575. Nonostante avesse portato a termine la sua opera, nutriva forti preoccupazioni, in quanto non sarebbe stato gradito dall’Inquisizione. Sottopose il manoscritto a cinque personalità romane: Sperone Speroni, Scipione Gonzaga, Silvio Antoniano, Pier Angelio Bargeo e Flaminio de' Nobili. L’opera fu apprezzata e criticata, tuttavia l’autore continuò ad apportare modifiche, volendosi distaccare dalle accuse di immoralità.
Nel 1576 scrisse Allegoria, con cui rivisitava tutto il poema in chiave allegorica e infine si sottopose spontaneamente al giudizio dell'Inquisizione di Ferrara, ricevendo due sentenze di assoluzione.
I problemi a corte e la fuga
Nel 1577 i rapporti con il Duca si complicano, in quanto quando si presenta davanti l’inquisizione accusa sia sé stesso che influenti personaggi di corte. L’inquisitore ferrarese, preoccupato che si potessero creare problemi con la Santa Sede, informò il duca. Così Alfonso mise il poeta sotto sorveglianza e poi in prigione, dalla quale scappò per recarsi ad Urbino dalla sorella.
In seguito ad una lettera di supplica tornò a Ferrara nell'aprile 1578, per poi fuggire di nuovo dopo pochi mesi, avvalorando la tesi che fosse impazzito. Vagò fino a Torino dove ricevette l'ospitalità del marchese Filippo d'Este, e finalmente tranquillo scrisse tre dialoghi, la Nobiltà, la Dignità e la Precedenza.
La prigionia a Sant’Anna
Tasso riuscì a tornare alla corte di Ferrara dopo delle pesanti liti con il Duca, che decise di rinchiuderlo nell’ospedale di Sant'Anna, dove manifestò manie di persecuzione e tendenze autopunitive, vi rimase per sette anni. Il 24 giugno 1581 viene pubblicata la Gerusalemme liberata. Ne seguirà un’ampia diatriba con l’Accademia della Crusca in quanto veniva confrontato con l’Orlando Furioso di Ariosto. Durante la reclusione si dedica alla stesura di dialoghi e discorsi che sviluppano tematiche morali, politiche, psicologiche o religiose.
Dopo la prigionia e si diresse a Mantova da Vincenzo Gonzaga. Negli anni successivi cambiò più volte città, accusando problemi di salute ed economici.
La morte
Negli ultimi anni soggiornò dapprima a Napoli, dove completò la Conquistata e Le sette giornate del Mondo creato, e poi a Roma. Morì presso il Monastero di S. Onofrio a Roma il 25 Aprile del 1595.