Le Novelle Rusticane di Giovanni Verga: Contesto e Struttura
Le "Novelle Rusticane" di Giovanni Verga, pubblicate nel 1883, sono una raccolta di dodici racconti che si inseriscono nel filone letterario del Verismo. A differenza della precedente raccolta "Vita dei Campi", le "Novelle Rusticane" si concentrano maggiormente su situazioni collettive e descrizioni ambientali, piuttosto che su singoli protagonisti. Queste storie sono permeate da un marcato senso di fatalismo e riflettono l'evoluzione dello stile di Verga verso una narrazione più essenziale e diretta. L'autore analizza con precisione le dinamiche sociali ed economiche della Sicilia rurale dell'epoca, adottando una prospettiva che si ispira ai principi del Naturalismo. Un tema ricorrente è quello della "roba", intesa come l'accumulo ossessivo di beni materiali, che diventa un'ossessione per i personaggi, anticipando il romanzo "Mastro-don Gesualdo". La novella "La roba" (1880) è particolarmente rappresentativa di questa tematica, con il protagonista Mazzarò che, da semplice contadino, diventa un ricco latifondista, perdendo ogni legame affettivo in favore dell'accumulo di proprietà. Analogamente, "Libertà" (1882) esprime il pessimismo di Verga nei confronti dei cambiamenti sociali, come evidenziato dalla rappresentazione della rivolta dei contadini di Bronte durante l'impresa dei Mille, che viene repressa dagli stessi garibaldini.
"La roba": L'ossessione per il possesso nella Sicilia dell'Ottocento
"La roba" è una delle novelle più emblematiche di Giovanni Verga, che esplora la tematica dell'ascesa sociale e dei conflitti in Sicilia nel tardo Ottocento. Il protagonista, Mazzarò, incarna la figura dell'arricchito che calpesta gli altri per il proprio guadagno, seguendo una logica di progresso individuale e spietato. La narrazione mette in luce la "religione della roba" e i suoi effetti alienanti, anticipando i temi che saranno poi sviluppati in "Mastro-don Gesualdo". Mazzarò, attraverso un'ascesa sociale senza scrupoli, diventa proprietario di estese terre, al punto che il viandante che le attraversa si rende conto che tutto sembra appartenere a lui, persino il sole che tramonta. Nonostante ciò, Mazzarò è descritto come un uomo di statura modesta e di aspetto non prestante, se si esclude la sua mente acuta e calcolatrice, focalizzata esclusivamente sull'accumulo di beni. La sua vita, priva di ogni altro interesse al di fuori della ricchezza, lo porta a trascurare i rapporti familiari e sentimentali, mostrando così i limiti di una vita dedicata unicamente al possesso materiale.