Protagora e il relativismo sofistico

Protagora e il relativismo sofistico

Protagora di Abdera, filosofo greco nato intorno al 490 a.C., è una delle figure più eminenti del movimento sofistico, che ha esercitato una profonda influenza sulla cultura e il pensiero dell'antica Grecia. Dopo aver intrapreso la carriera di sofista, ovvero di maestro itinerante, intorno ai trent'anni, Protagora viaggiò ampiamente, diffondendo il suo insegnamento e infine stabilendosi ad Atene. Qui divenne un personaggio di spicco, frequentando la cerchia di Pericle, il celebre statista ateniese. Tuttavia, nel 411 a.C., Protagora fu accusato di empietà, un'accusa che lo costrinse all'esilio e che probabilmente portò alla distruzione di molte delle sue opere. Nonostante ciò, il suo pensiero sopravvive attraverso i frammenti delle sue opere, come "Sulla verità" e "Le antilogie", e attraverso le discussioni nei dialoghi platonici, in particolare nel "Protagora" e nel "Teeteto", dove viene esplorata la sua famosa massima "L'uomo è la misura di tutte le cose", che incarna il nucleo del suo relativismo.

L'essenza del relativismo protagoreo

Il relativismo di Protagora si fonda sull'idea che la conoscenza è soggettiva e che la verità varia da individuo a individuo. Questo concetto è espresso nella sua affermazione "L'uomo è la misura di tutte le cose: delle cose che sono, che esse sono; delle cose che non sono, che esse non sono". Secondo Protagora, ogni persona percepisce il mondo attraverso i propri sensi e interpretazioni, il che significa che non esiste una verità oggettiva o assoluta. Questa visione ha implicazioni significative per l'etica, la legge e l'educazione, poiché suggerisce che ciò che è giusto per una persona potrebbe non esserlo per un'altra. Il relativismo protagoreo ha stimolato un vivace dibattito filosofico, sfidando le nozioni tradizionali di verità e conoscenza e influenzando il pensiero occidentale fino ai giorni nostri.