Durante il Basso Medioevo, i Comuni emersero come centri di autogoverno, con mercanti e artigiani che rivendicavano diritti per il commercio. L'affrancamento dei servi stimolò cambiamenti sociali, mentre i conflitti interni portarono all'introduzione del podestà. Le città, in relazione con il contado, divennero fulcri di sviluppo economico e resistenza all'autorità imperiale.
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I Comuni erano entità autonome di autogoverno gestite da mercanti e artigiani che rivendicavano diritti e privilegi per facilitare il commercio e l'artigianato
I Comuni si fondavano su un accordo tra le famiglie più influenti, che si impegnavano a collaborare per il benessere comune, garantendo sicurezza e una gestione equa della giustizia
L'assemblea cittadina, nota come arengo, eleggeva i consoli, magistrati responsabili dell'amministrazione della città
L'attrattiva delle città durante il Basso Medioevo stimolò l'affrancamento dei servi della gleba, spesso promosso dalle autorità comunali per ampliare la propria influenza sul territorio circostante
La struttura sociale urbana si trasformò, superando la rigida divisione in ordini sociali e vedendo l'aristocrazia rurale trasferirsi in città per investire in attività commerciali e manifatturiere
La trasformazione della struttura sociale urbana creò un legame diretto tra il centro urbano e il contado, essenziale per l'approvvigionamento di beni e per il controllo del territorio
I Comuni furono teatro di intensi conflitti interni, dovuti alla lotta per il potere tra le varie fazioni, sia all'interno del ceto agiato sia tra questo e le classi meno abbienti
A partire dal XII secolo, venne introdotta la figura del podestà, un magistrato esterno alla comunità con il compito di arbitrare le dispute e garantire la pace civile
Tuttavia, l'introduzione del podestà spesso favorì l'ascesa delle famiglie più ricche e potenti, portando a un progressivo centralizzazione del potere che minò le basi della democrazia comunale