La Repubblica Romana fu segnata dalla lotta tra patrizi e plebei, con conflitti socio-politici che portarono a riforme come i tribuni della plebe e le leggi Licinie-Sestie. Queste riforme, insieme al plebiscito Canuleio, permisero l'accesso dei plebei alle magistrature e i matrimoni misti, fondamentali per la formazione della nobilitas e per le alleanze politiche.
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I patrizi, discendenti delle antiche famiglie senatorie, deposero il re Tarquinio il Superbo e diedero inizio alla Repubblica Romana
I patrizi mantennero il controllo delle magistrature civili e religiose, escludendo i plebei dalla partecipazione alla vita politica
La lotta tra le due classi sociali, patrizi e plebei, caratterizzò i primi secoli della Repubblica Romana
Nel 494 a.C. i plebei si ritirarono sul colle dell'Aventino in segno di protesta contro l'esclusione dal potere politico e minacciarono di non arruolarsi nell'esercito
I tribuni della plebe furono istituiti come magistrati con il potere di proteggere i plebei dagli abusi dei patrizi e presiedevano l'assemblea plebea
Nonostante il loro potere, i tribuni erano spesso soggetti all'influenza dei patrizi, che potevano bloccare le loro iniziative con il veto di un singolo tribuno
Nel 451 a.C. fu istituito il decemvirato, un collegio di dieci magistrati incaricati di redigere un codice di leggi scritte, il Codice delle XII Tavole, che democratizzò la conoscenza delle leggi e limitò l'arbitrio dei giudici
Nel 445 a.C. il plebiscito Canuleio permise i matrimoni tra patrizi e plebei, contribuendo a sfumare la distinzione tra le due classi sociali
Nel 367 a.C. le leggi Licinie-Sestie aprirono ai plebei la carica di console, portando alla formazione di una nuova élite, la nobilitas, che dominò la vita politica romana nei secoli successivi