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Il cyberfemminismo di Donna Haraway e il concetto di cyborg come entità che supera le dicotomie di genere, proponendo un'identità fluida e una nuova comprensione sociale. Attraverso il 'Manifesto Cyborg', Haraway ridefinisce la soggettività femminista e introduce i 'saperi situati', sfidando le concezioni fisse di genere e la produzione di conoscenza scientifica.
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Haraway propone il concetto del cyborg come una metafora per una nuova comprensione di noi stessi e delle nostre società
Haraway sostiene che il cyborg, essendo un ibrido di organico e tecnologico, incarna una possibilità di esistenza post-genere che sfida le aspettative tradizionali legate al sesso biologico
Mappa critica della realtà socio-politica
Haraway evidenzia il potenziale emancipatorio della tecnologia, ma anche i rischi come la sorveglianza capillare e la manipolazione politica attraverso i media
Riformulazione della soggettività femminista
Il cyborg propone un'identità sessuale fluida e variabile, sfidando le definizioni tradizionali di genere
Introduzione del concetto di "saperi situati"
Haraway critica l'idea di un'oggettività scientifica universale e propone un approccio più etico e responsabile alla produzione di conoscenza
Haraway collega il sistema immunitario alle dinamiche tra politica globale e locale, evidenziando la sua complessità
Haraway sostiene che i corpi non sono dati naturali ma sono costruiti socialmente e culturalmente
Haraway propone una visione del corpo come network, sfidando le concezioni tradizionali di individualità e identità