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L'Antropologia Biologica esplora l'evoluzione umana e le variazioni biologiche, superando le obsolete teorie razziali. Si concentra sull'adattamento umano agli ambienti, le modificazioni morfologiche e la distribuzione delle caratteristiche in relazione a cultura e ambiente.
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L'Antropologia Biologica è una branca dell'antropologia che studia gli esseri umani dal punto di vista biologico, emersa nel XIX secolo
Questo campo si è sviluppato in un periodo di grandi esplorazioni geografiche e di interesse per la diversità umana
Gli antropologi del XIX secolo cercavano di classificare le popolazioni mondiali utilizzando caratteristiche fisiche come il colore della pelle e la forma dei capelli
Le teorie razziali presuppongono l'esistenza di gruppi distinti con attributi biologici fissi, ma la ricerca scientifica ha dimostrato che tali distinzioni sono in gran parte sociali e culturali
Figure come Carlo Linneo e Johann Friedrich Blumenbach hanno giocato un ruolo chiave nella promozione delle classificazioni razziali nel XVIII e XIX secolo
Studi sulla variabilità genetica e biologica hanno dimostrato che i tratti fenotipici usati per definire le "razze" umane non corrispondono a differenze genetiche sostanziali o a comportamenti distinti
Dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, le teorie razziali furono ampiamente criticate e rifiutate, promuovendo un nuovo approccio che si concentrava sullo studio delle variazioni e dell'adattamento umano
L'approccio olistico ed evolutivo ha dato vita alla bioantropologia, che si differenzia dall'antropologia fisica tradizionale per il suo focus sulla variabilità umana e sull'adattamento piuttosto che sulla classificazione statica delle popolazioni
L'Antropologia Biologica adotta un approccio interdisciplinare, attingendo a conoscenze dalle scienze naturali come la biologia, la chimica, l'ecologia e la geologia per comprendere l'essere umano in modo comprensivo