Il primo dopoguerra italiano fu un periodo di grandi trasformazioni politiche, con l'emergere di partiti di massa come il PSI e il PPI, la nascita del Partito Comunista d'Italia e l'ascesa del fascismo. Le conseguenze sociali ed economiche della guerra, il mito della 'vittoria mutilata' e il nazionalismo influenzarono profondamente la società, culminando nel 'biennio rosso' con intense lotte sociali.
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Le prime elezioni con il sistema proporzionale portarono all'emergere di due partiti di massa: il Partito Socialista Italiano e il Partito Popolare Italiano
Contrapposizione tra riformisti e massimalisti nel PSI
La lotta tra le due fazioni del PSI rendeva difficile governare e rappresentare gli interessi politici della nazione
Tensione tra ali moderate e conservatrici nel PPI
Le divisioni interne nel PPI rendevano difficile la stabilità del governo e la rappresentanza delle istanze cattoliche
La delusione per l'esito delle lotte operaie e l'incapacità del governo di risolvere le tensioni sociali favorirono l'ascesa di movimenti come il fascismo
La guerra causò la morte di centinaia di migliaia di persone e un pesante tributo economico per l'Italia
Il rientro dei soldati dal fronte generò un'alta disoccupazione e un aumento del costo della vita, creando tensioni sociali nel Paese
L'Italia non ottenne tutti i territori promessi dal Patto di Londra, causando un diffuso senso di tradimento e frustrazione
Gli operai e i contadini si sollevarono in scioperi e occupazioni di fabbriche e terre, rivendicando migliori condizioni di lavoro e l'attuazione delle promesse di riforma agraria
Le azioni di mobilitazione portarono a miglioramenti come l'aumento dei salari e la riduzione dell'orario di lavoro
Le attività di mobilitazione suscitarono timori e allarmi tra le classi conservatrici, che vedevano nel movimento operaio e contadino una potenziale minaccia rivoluzionaria