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Le leggi razziali italiane del 1938 e il Manifesto della Razza rappresentano un periodo buio della storia, con l'esclusione degli ebrei e la resistenza di alcuni accademici.
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Nel 1938, il regime fascista italiano introdusse una serie di leggi discriminatorie note come leggi razziali
Ideologie razziste in Europa
Il Manifesto della Razza rifletteva l'adesione dell'Italia alle politiche razziste che stavano prendendo piede in Europa
Allineamento dell'Italia con altri paesi totalitari
Le leggi razziali rappresentavano un allineamento dell'Italia con le politiche antisemite di altri paesi totalitari
La razzializzazione si riferisce al processo di attribuzione di caratteristiche biologiche fisse a gruppi umani, mirando a stabilire una gerarchia sociale basata su presunte differenze razziali
Il Manifesto della Razza fu elaborato da intellettuali e scienziati come giustificazione per le politiche razziste del regime fascista
Il manifesto promuoveva l'idea di una "pura razza italiana" basata su criteri pseudoscientifici
Il manifesto escludeva gli ebrei dall'appartenenza alla "razza italiana" e servì da base ideologica per le leggi razziali che seguirono
Le leggi razziali rappresentarono un capitolo oscuro nella storia italiana, segnando l'inizio di un periodo di persecuzione sistematica degli ebrei in Italia
Gli ebrei italiani furono privati dei loro diritti civili e professionali a causa delle leggi razziali
Gli ebrei furono esclusi da molte professioni e settori della vita pubblica a causa delle loro origini razziali
Dodici professori universitari rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista, mostrando resistenza alle ideologie razziste
I professori che rifiutarono di prestare giuramento furono rimossi dalle loro posizioni e non poterono riprendere la loro attività accademica fino alla caduta del fascismo
Il rifiuto di conformarsi alle direttive del regime rappresenta un atto di coraggio e di dissenso intellettuale in un periodo di oppressione e conformismo ideologico