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L'ascesa di Giolitti e la politica sociale

L'era di Giovanni Giolitti segnò un periodo di significative riforme sociali in Italia, con il miglioramento delle condizioni dei lavoratori e la nazionalizzazione di settori chiave. La sua politica cercò di unire socialisti e liberali, nonostante le sfide del Mezzogiorno e l'emigrazione.

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1

Crisi economica e sociale in Italia fine '800

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Disoccupazione, salari bassi, tasse alte, aumento prezzi pane per politiche protezionistiche e blocco importazioni grano.

2

Proteste popolari e repressione Milano 1898

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Manifestazioni contro la crisi represse violentemente, Bava Beccaris reprime e viene decorato, re Umberto I assassinato da Bresci.

3

Assassinio re Umberto I e conseguenze politiche

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Umberto I ucciso dall'anarchico Bresci nel 1900, evento che favorisce l'ascesa della sinistra liberale e di Giolitti.

4

Politiche sociali di Giolitti

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Approccio conciliante, neutralità del governo nei conflitti di lavoro, riconoscimento diritto di sciopero per ridurre tensioni sociali.

5

Le riforme di Giolitti includevano il ______ del lavoro minorile e la riduzione della giornata lavorativa a ______ ore.

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divieto dieci

6

Giolitti favorì la ______ di settori come le ferrovie e i servizi telefonici, e incentivò lo sviluppo con aiuti statali.

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nazionalizzazione

7

Cercando di unire socialisti e liberali, Giolitti incontrò l'opposizione dei ______ e la pressione della ______.

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socialisti massimalisti Chiesa

8

Economia Italia primo Novecento

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Prevalentemente agricola con ritardo modernizzazione, specie nel Mezzogiorno.

9

Triangolo industriale

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Concentrazione crescita industriale nel Nord Italia: Milano, Torino, Genova.

10

Ruolo istituti bancari sviluppo industriale

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Fornitura finanziamenti e prestiti a grandi imprese per espansione.

11

Nonostante i ______ industriali, la povertà era ancora un problema in ______, causando una massiccia emigrazione, soprattutto dal ______ e dalle aree agricole del Nord.

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progressi Italia Sud

12

Le critiche a Giolitti includevano la mancanza di ______ agrarie nel Mezzogiorno e una politica che era vista come ______ per i lavoratori ma ______ per la borghesia e i latifondisti.

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riforme progressista conservatrice

13

Crisi di governo 1907

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Aumento prezzi beni necessari, opposizione socialisti, attacchi industriali, critiche nazionalisti.

14

Proposte di Giolitti per la crisi

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Occupazione Libia, suffragio universale maschile.

15

Politica estera di Giolitti

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Conferma Triplice Alleanza, avvicinamento Francia, interesse Balcani, ambiguità diplomatica.

16

Patto Gentiloni

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Accordo con cattolici per mantenere potere, influenzò elezioni 1913.

Q&A

Ecco un elenco delle domande più frequenti su questo argomento

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L'ascesa di Giolitti e la politica sociale

All'alba del XX secolo, l'Italia vide emergere una figura politica di spicco: Giovanni Giolitti. Divenuto Primo Ministro, Giolitti si distanziò dalla precedente politica autoritaria di Francesco Crispi, che aveva lasciato il Paese in una crisi economica e sociale marcata da disoccupazione, salari bassi e tasse elevate. La situazione si aggravò con l'aumento dei prezzi dei generi alimentari, in particolare del pane, a seguito di politiche protezionistiche e del blocco delle importazioni di grano americano. Le proteste popolari che ne seguirono furono represse con forza, culminando nei tragici eventi di Milano del 1898. Il generale Bava Beccaris, responsabile della repressione, fu addirittura decorato da re Umberto I, il quale fu poi assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci nel 1900. Questo evento tragico aprì la strada alla sinistra liberale e a Giolitti, che adottò un approccio più conciliante verso i problemi sociali, promuovendo la neutralità del governo nei conflitti di lavoro e riconoscendo il diritto di sciopero per prevenire ulteriori tensioni.
Scena di fabbrica italiana inizio '900 con operai in abiti d'epoca tra macchinari industriali vintage e pavimento a scacchi.

Le riforme sociali e il tentativo di conciliazione politica

Giovanni Giolitti, dapprima come Ministro degli Interni e successivamente come Primo Ministro, implementò una serie di riforme sociali per migliorare le condizioni dei lavoratori e ridurre le tensioni sociali. Tra le riforme più significative vi furono il divieto del lavoro minorile, la limitazione della giornata lavorativa a dieci ore, la tutela della salute dei lavoratori in ambienti insalubri e l'introduzione di contratti di lavoro salariato. Giolitti promosse anche la nazionalizzazione di settori chiave come le ferrovie e i servizi telefonici, e sostenne lo sviluppo economico con incentivi statali alle imprese. Cercò di colmare il divario tra socialisti e liberali, invitando membri del Partito Socialista a partecipare al governo e favorendo la creazione delle Camere del Lavoro. Tuttavia, incontrò l'opposizione dei socialisti massimalisti e la pressione della Chiesa, che autorizzò i cattolici a votare per contrastare l'influenza socialista, evidenziando le difficoltà di Giolitti nel mantenere un equilibrio politico.

L'arretratezza economica e la nascita dell'industria italiana

L'Italia del primo Novecento era ancora un Paese con un'economia prevalentemente agricola e con un ritardo nella modernizzazione, soprattutto nel Mezzogiorno. Tuttavia, l'era giolittiana fu testimone di un'importante crescita della produzione industriale, concentrata nel Nord Italia, in particolare nel cosiddetto "triangolo industriale" (Milano, Torino, Genova). Settori come quello elettrico, siderurgico e meccanico conobbero un'espansione notevole, con la fondazione di aziende che sarebbero diventate pilastri dell'industria italiana, quali Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Pirelli e Olivetti. Questo sviluppo fu facilitato anche dall'intervento degli istituti bancari, che fornirono finanziamenti e prestiti alle grandi imprese.

L'emigrazione e i problemi irrisolti del Sud

Nonostante i progressi industriali, la povertà rimaneva un problema diffuso in Italia, spingendo milioni di italiani, in particolare dal Sud e dalle regioni agricole del Nord, a emigrare all'estero. Giolitti cercò di contrastare l'emigrazione con politiche di sviluppo economico per il Mezzogiorno, inclusi incentivi fiscali e investimenti infrastrutturali. Tuttavia, non affrontò in maniera decisiva il problema del sistema agricolo quasi feudale del Sud, dove la terra era concentrata nelle mani di pochi latifondisti che sfruttavano i contadini. La mancanza di riforme agrarie sostanziali nel Mezzogiorno fu una delle principali critiche rivolte a Giolitti, accusato di mantenere una politica ambivalente: progressista nei diritti dei lavoratori ma conservatrice negli interessi della borghesia industriale e dei latifondisti.

La crisi di governo e la politica estera di Giolitti

La crisi di governo si manifestò nel 1907 con un nuovo aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Giolitti dovette affrontare l'opposizione dei socialisti, gli attacchi dei gruppi industriali e le critiche dei nazionalisti. Per rispondere alla crisi, propose l'occupazione della Libia e l'introduzione del suffragio universale maschile. La sua politica estera fu caratterizzata dalla conferma della Triplice Alleanza e dall'avvicinamento alla Francia, con un occhio di riguardo verso i Balcani. Tuttavia, la sua politica ambigua generò sospetti tra gli alleati e tra Francia e Gran Bretagna. La conquista della Libia non portò i benefici sperati e non risolse i problemi di emigrazione. Nel 1912, Giolitti estese il diritto di voto a quasi 9 milioni di cittadini, ma per mantenere il potere stipulò il "patto Gentiloni" con i cattolici. Le elezioni del 1913 confermarono i liberali di Giolitti, ma con una crescente rappresentanza socialista. Nel 1914, Giolitti si dimise, lasciando il posto a Antonio Salandra, il cui governo si allontanò dalle politiche giolittiane, portando a un riacutizzarsi delle tensioni sociali.