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Il dibattito italiano sulla neutralità o l'intervento nella Grande Guerra vide protagonisti come Giolitti e Mussolini. La firma del Patto di Londra e la successiva dichiarazione di guerra all'Austria-Ungheria segnarono un punto di svolta storico per l'Italia, influenzando il corso del conflitto e il futuro del paese.
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La neutralità italiana fu giustificata con l'argomentazione che gli obblighi della Triplice Alleanza erano validi solo per conflitti difensivi
Giovanni Giolitti
L'ex primo ministro proponeva di negoziare con l'Austria per ottenere Trento e Trieste in cambio della neutralità
Socialisti e Cattolici
La maggior parte dei socialisti e dei cattolici erano contrari all'entrata in guerra, percepita come un conflitto tra potenze capitaliste e una "inutile strage" dal Papa Benedetto XV
Nazionalisti e Irredentisti
Gli interventisti vedevano nella guerra un'opportunità per rafforzare l'identità nazionale e completare l'unificazione dell'Italia
Intellettuali come D'Annunzio e Papini
Questo gruppo trovava sostegno nel re e in diversi organi di stampa, e vedeva nella guerra un'opportunità per promuovere i valori democratici e liberare i popoli oppressi
Gaetano Salvemini e Benito Mussolini
Questa corrente di pensiero sosteneva l'intervento al fianco delle potenze dell'Intesa per promuovere i valori democratici e liberare i popoli oppressi
Il governo italiano condusse trattative diplomatiche che portarono alla firma del Patto di Londra, un accordo segreto che prevedeva l'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa in cambio di significativi guadagni territoriali
Influenzato dalle manifestazioni popolari e dall'azione di personalità come Mussolini e D'Annunzio, il governo ottenne dal re i pieni poteri e il Parlamento ratificò la scelta, portando all'entrata ufficiale dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale